NICOLA PALMA
Cronaca

Arrestato Leoci, già nel mirino dell’anti-graffiti: avrebbe partecipato a un pestaggio

Nel 2013 imbrattò un treno con dedica al sindaco: "Per... Pisapia"

Il writer in azione

Milano, 14 luglio 2016 - La sfida all’autorità costituita (ed evidentemente da lui non riconosciuta) la intercetti già nel sottotitolo del suo profilo Facebook: "Acab", acronimo che sta per "All cops are bastard". E poi in quelle frasi postate a più riprese, con foto annesse del celebre bandito Renato Vallanzasca. Alla fine, ironia della sorte, sono stati proprio i poliziotti a stringergli le manette ai polsi: Michael Leoci, bulletto poco più che ventenne di corso Garibaldi, è stato arrestato l’altro giorno dagli agenti del commissariato Garibaldi-Venezia, guidati dal funzionario Alessandro Chiesa, con l’accusa di aver partecipato al pestaggio di un ragazzo in largo La Foppa nella notte tra il 19 e il 20 marzo. In realtà, non è la prima volta che Leoci incappa nella giustizia. E le altre occasioni erano state altrettanto plateali, per quanto meno gravi rispetto alla feroce aggressione di 5 mesi fa. Il ragazzo era già stato denunciato nel luglio del 2013 per aver imbrattato con tag e scarabocchi ("Sneg" la sigla di riconoscimento) i muri di largo Paolo Grassi e del Cam di corso Garibaldi. Muri che solo un mese e mezzo prima i volontari dell’Associazione antigraffiti avevano ripulito, con l’aiuto dell’allora sindaco Giuliano Pisapia.

Uno sfregio significativo a suo modo, perché da lì partì la crociata anti-writer del Comune: la querela a nome di Palazzo Marino venne firmata dal primo cittadino in persona. Leoci non se lo dimenticò. E al raid successivo, datato 6 settembre, il vandalo affiliato alla Pts lasciò una dedica di fianco al murale disegnato sulla fiancata di un treno del metrò: "Per... Pisapia!". Due settimane dopo, il blitz di carabinieri e polizia locale, con perquisizioni a casa di Leoci-Sneg e del sodale Alfa: sequestrati cellulari, bombolette e macchine fotografiche. Di più: a Michael fu requisito pure un computer che risultava rubato dalla biblioteca Sormani; da lì l’accusa di ricettazione. "Questa storia – riflette Fabiola Minoletti, esperta studiosa del fenomeno writing e portavoce del comitato Abruzzi-Piccinni – dimostra che anche il graffitismo vandalico può giustamente essere considerato un reato-soglia, come accade negli Stati Uniti". Vale a dire: "Abbiamo molti casi di writer indagati che nel tempo hanno sviluppato altri reati: dal microspaccio al danneggiamento. A oggi, su 220 persone indagate e monitorate nel tempo, il 21% ha sviluppato negli anni altri reati".