Quattordici anni fa morì Lea Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta: domani fiaccolata in sua memoria

La donna venne uccisa in un appartamento in piazza Prealpi per aver collaborato con la giustizia: denunciò la faida fra la sua famiglia e quella dell’ex compagno Carlo Cosco

La bandiera di Libera con il volto di Lea Garofalo

La bandiera di Libera con il volto di Lea Garofalo

Il 24 novembre 2009 Lea Garofalo venne assassinata in un appartamento in piazza Prealpi per il suo impegno nella lotta contro la ‘ndrangheta: la città organizza domani, nel quattordicesimo anniversario dell’omicidio, una fiaccolata in sua memoria. L’iniziativa, organizzata dal comune di Milano e da Libera, comincerà alle 19 all’Arco della Pace con gli interventi delle scuole; a seguire il corteo, che giungerà in via Montello, dove si trova il giardino ‘Lea Garofalo’ e dove inizieranno gli interventi istituzionali.

Prenderanno parte all’evento gli studenti e le studentesse dei licei Beccaria, Manzoni e Volta, oltre le associazioni Mamme a scuola onlus, ASP Giardini in transito e La Freccia APS – Circolo Arci “Lato B”. Per le istituzioni interverranno l’assessora ai servizi civici, Gaia Romani e Lucilla Andreucci del coordinamento provinciale Libera Milano.

La storia di Lea Garofalo

Sono passati 14 anni da quando Lea Garofalo venne condotta con l’inganno nell’appartamento di piazza Prealpi dall’ex compagno Carlo Cosco: è lì che la donna venne uccisa per aver collaborato con la giustizia contro la ‘ndrangheta.

Dal 2002, infatti, Garofalo divenne testimone di giustizia per denunciare le faide interne tra la sua famiglia e quella dell’ex compagno Carlo Cosco: venne così sottoposta al programma di protezione nello stesso anno, per esserne poi estromessa nel 2006 nonostante negli anni riferì il traffico di stupefacenti da parte della famiglia Cosco e testimoniò in occasione dell’omicidio del fratello, ucciso da Giuseppe Cosco, suo cognato. Dopo essere trasferita in varie città italiane insieme alla figlia Denise, venne comunque ingannata dall’ex marito Carlo Cosco, che con la scusa di parlare della figlia, la condusse nell’appartamento di piazza Prealpi dove morì.

“Quella di Lea Garofalo - dichiara l'assessore ai servizi civici e generali Gaia Romani - è una storia di coraggio e disobbedienza. Di una donna e di una madre che, per amore della libertà e di sua figlia Denise, ha sfidato i codici omertosi e il maschilismo che regolano la cultura della 'ndrangheta”.

L’anniversario di quest’anno scandisce il decennale dei funerali che la città di Milano le tributarono: “Impossibile dimenticare quella folla commossa e numerosa che partecipò in piazza Beccaria, per rendere onore e ricordare una donna vittima due volte, della mafia e della violenza di genere. Quattordici anni dopo il suo terribile assassinio, il suo ricordo è più forte che mai e vive nel nostro impegno quotidiano contro ogni forma di crimine organizzato e a difesa della legalità”.

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