SIMONA BALLATORE
Cronaca

Le tende arrivano al Politecnico. Corteo tra bimbi e antagonisti poi l’accampamento in piazza: "Siamo in diretta su Al Jazeera"

Seconda università coinvolta nelle proteste: "E non sarà l’ultima. Qui giorno e notte fino al boicottaggio". Collegamenti sotto le canadesi con la Columbia University. Martedì è confermato il convegno di Bicocca.

Le tende arrivano al Politecnico. Corteo tra bimbi e antagonisti poi l’accampamento in piazza: "Siamo in diretta su Al Jazeera"

Le tende arrivano al Politecnico. Corteo tra bimbi e antagonisti poi l’accampamento in piazza: "Siamo in diretta su Al Jazeera"

Il trentesimo corteo pro Palestina ha una tenda al centro e una destinazione: il Politecnico di Milano, dove è sorto un secondo accampamento al grido "Intifada delle università", dopo quello che conta ancora centinaia di tende nel cortile d’onore della Statale di Milano. Non saranno gli unici due di Milano e della Lombardia: la promessa.

Sono in duemila, in testa un camioncino bianco che “distribuisce“ kefiah e dà voce agli attivisti, dall’Associazione Palestinesi in Italia agli studenti di Cambiare Rotta. Duemila i manifestanti, tra bambini, tantissime donne (velate e non), anziani, studenti, antagonisti e anche qualche cagnolino avvolto dalla bandiera palestinese. Sui cartelli e nelle voci che si alternano ai microfoni, il minimo comun denominatore è uno: Palestina libera. Le sfumature sono mille. Dallo slogan discusso “From the river to the sea“ (quel “dal fiume al mare“ censurato da alcune piattaforme e finito sul banco degli imputati in Olanda) a una "Palestina laica dove convivano tutte le religioni e tutte le ideologie"; da "Israele criminale" a "non siamo antisemiti ma semiti antisionisti". C’è chi attacca i giornalisti-giornalai che "dicono che Hamas è nelle università" e chi lo rivendica. C’è chi canta “Bella ciao“ e chi chiosa citando Vittorio Arrigoni, ucciso nel 2011 proprio a Gaza da un gruppo terrorista dichiaratosi afferente all’area jihādista salafita: "Restiamo umani".

Polizia e carabinieri all’inizio e alla fine del corteo - come da protocollo della Questura - e davanti agli “obiettivi sensibili“. Agenti della polizia locale a ogni incrocio. Nessun momento di tensione da via Giacosa a piazza Leonardo. Qui un gruppo di ragazzi supera il camioncino con tende e tappeti sotto il braccio. Sono una ventina. Le piazzano sui gradoni di un Politecnico blindatissimo mentre dal camioncino annunciano che sono in diretta su Al Jazeera, applaudendo. I cancelli dell’ateneo sono chiusi, si può entrare solo con la tessera dell’università. Ma non è l’obiettivo del corteo. In una manciata di minuti montano le tende e un gazebo, si arrampicano per appendere una bandiera e promettono che resteranno "a oltranza, come i compagni della Statale, finché non ci concedono la rescissione degli accordi con le università di Israele e tutte le aziende della filiera bellica". In prima fila c’è Dalia, che si era incatenata per protesta anche all’università di Milano-Bicocca, la sua. Monta la sua canadese. "Con noi ci sono tanti studenti internazionali del Politecnico e altri si aggiungeranno questa sera. Ci collegheremo anche dalle tende con gli studenti della Columbia e delle altre università", spiega Dalia. "Oggi all’Intifada si unisce anche il Politecnico sulla scia delle mobilitazioni di tutte le università nel mondo – sottolinea Samuele, che studia qui –: queste sono le tende contro la complicità delle nostre università e del governo per il genocidio in Palestina e le guerre. Vogliamo il boicottaggio accademico". Bicocca prossimo obiettivo? "Pare di sì, ma non solo", si lasciano sfuggire dall’acampada. In agenda c’è anche un convegno scientifico sul conflitto martedì: parteciperanno anche loro.

In piazza Leonardo e tra le voci che si alternano con più forza sul furgoncino bianco c’è Falastin, studentessa palestinese della Statale: "Prendiamo come esempio gli studenti degli Stati Uniti e l’università di Bologna: come università della Lombardia e di Milano ci attiviamo in questa call to action verso l’Intifada studentesca. L’obiettivo è coinvolgere tutte le università: occupiamole tutte, se c’è unione c’è forza. Le tasse che noi studenti paghiamo all’università non devono andare alle università israeliane che promuovono scuole militari. Le nostre tasse devono stare in Italia, non devono andare all’estero e soprattutto non devono supportare un genocidio o comprare armi per i militari. Chiediamo un cessate il fuoco per sempre, non temporaneo".