Le ricette dei malati di Alzheimer Quando cucinare allena la memoria

Il libro realizzato con i degenti della Casa Famiglia di Villa è servito a cercare di risvegliare emozioni e vecchi ricordi

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di Silvia Vignati

Il cibo veicola sempre una comunicazione, ma ci sono preparazioni di piatti che risultano speciali per il contesto in cui nascono. Prendiamo ad esempio il libro "Il mio ricettario. Storia di ricette della Casa Famiglia di Villa Cortese". Il volumetto, con un’illustrazione di copertina di Marisa Provasi, è stato presentato in occasione della tradizionale festa di Natale della struttura, a cui ha preso parte anche il sindaco, Alessandro Barlocco. In questo caso, l’arte della cucina è intesa come il ‘prendersi cura’ di coloro che amiamo, e si sposa con la cura dei residenti dei Nucleo Protetto della Casa Famiglia di Villa Cortese, del gruppo Sodalitas "La nostra idea - spiega Valentina Busalacchi dell’équipe del progetto - è stata quella di raccogliere le ricette delle residenti del Nucleo ‘Non ti scordar di me’, in questo piccolo lavoro. Un modo per tener desti quei ricordi profondi legati a sentimenti e momenti piacevoli della loro esistenza. Un modo per rimembrare quel legame incancellabile verso figli e nipoti". Quando infatti la consapevolezza del quotidiano viene meno, ciò che invece resta è l’emozione che suscita un gesto compiuto tante volte per amore e condiviso con le persone care, come essere seduti a tavola con il cibo pensato e cucinato per loro.

Il laboratorio di cucina, realizzato dunque all’interno del Nucleo Protetto, ha permesso ai residenti di ritrovare il gusto di "fare cose buone" da mangiare tutti insieme, come succedeva a casa loro. "Questa attività, oltre a suscitare emozioni, contribuiscono a mantenere le abilità legate alla manualità fine, a preservare la memoria procedurale e a sottolineare e a valorizzare le piccole azioni di ogni giorno" aggiunge Busalacchi. Che si tratti di momenti ricreativi o di compiti domestici di routine, le attività aiutano a strutturare la giornata dei malati di Alzheimer, favoriscono la socializzazione e danno la misura di quello che possono fare. "La vita deve essere vissuta appieno - commenta Lorenzo Pobbiati presidente di Sodalitas - anche quando ci si trova in particolari situazioni, come può essere quella di chi è affetto dall’Alzheimer".

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