Ruben
Razzante*
Più che mai dopo il Covid le imprese sono chiamate a fare rete, per ottimizzare i rispettivi punti di forza, accrescere la propria capacità innovativa e diventare sempre più competitive sul mercato. Tra i fattori da condividere per potenziare la produzione e l’offerta di beni e servizi ci sono le strategie di digitalizzazione, che possono, ad esempio, stimolare la commercializzazione e la valorizzazione del made in Italy. Le reti d’impresa, strategiche per la ripresa del nostro Paese e per intercettare le opportunità offerte dal Pnrr, sono in aumento del 10%, così come i contratti di rete, che registrano un’impennata del 13,3%. In Italia ci sono 42.232 imprese in rete per un totale di 7.541 contratti di rete. Lo documenta il 3° Rapporto dell’"Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa" elaborato da InfoCamere, RetImpresa e dal Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Il fenomeno delle reti d’impresa rappresenta una spinta alle competenze digitali, all’innovazione, alla tecnologia e all’incubazione di startup. Fare una rete d’impresa significa stipulare un accordo di collaborazione tra imprese con un contratto di rete. E’ un modello di business alternativo che lascia anche autonomia soggettiva a ciascuna impresa della rete. L’innovazione è declinata anche sul versante del modello organizzativo del lavoro, che si specializza sempre di più all’interno delle filiere e che contribuisce a rafforzare le competenze. Il Rapporto evidenzia come le reti che si sono rivelate più efficaci, coese e resistenti alla pandemia sono state quelle dotate di risorse e competenze complementari, soprattutto intangibili, e che considerano importanti le tecnologie legate ai dati e all’automazione. Le reti si sono rivelate veri e propri incubatori virtuali, in grado di favorire la condivisione di competenze tecniche, know how, innovazione e creatività tra le startup.
* Docente di Dirittodell’informazioneUniversità Cattolica di Milano