SIMONA BALLATORE
Cronaca

Le nozze d’argento di Bicocca "Ora l’università andrà nelle piazze"

La rettrice: "Da tremila a 38mila studenti in 25 anni. Scienza e cultura nei quartieri, screening per la città"

di Simona Ballatore

Nozze d’argento per l’università di Milano-Bicocca con il quartiere che le ha dato il nome. "Venticinque anni: compleanno importante per fare il punto, ricordare da dove siamo partiti e capire dove vogliamo andare", sottolinea la rettrice Giovanna Iannantuoni.

L’arrivo dell’ateneo ha segnato la terza vita di Bicocca.

"Siamo nel quartiere del cambiamento, che è passato - con la rivoluzione industriale - da area agricola a manifatturiera. Poi 40 anni fa è iniziata la svolta culturale, una vera e propria rivoluzione per Milano: con l’Hangar Bicocca, gli Arcimboldi, un ecosistema di imprese editoriali e il nostro campus. Che abbiamo messo a disposizione della città, facendone un laboratorio sociale e scientifico e dando dimostrazione di una Milano davvero policentrica".

Qual è stata la spinta per la creazione della terza università pubblica milanese?

"Portare dipartimenti che si sono dimostrati fondamentali per leggere le sfide attuali. Penso ai dipartimenti di Scienze ambientali e della terra, a Scienze dei materiali, ma anche a Psicologia e a Scienze della Formazione. Luoghi di discussione a tutto tondo, che dialogano tra loro in ottica multidisciplinare. Al centro ci sono la ricerca d’eccellenza e la didattica".

I numeri.

"Siamo partiti da tremila studenti per arrivare a 38mila. Milano è attrattiva anche per i ricercatori - quasi il 50% arriva in Bicocca da un ateneo diverso - e per i docenti. Oggi sono 1.200; solo negli ultimi due anni sono aumentati del 24%. L’attrattività è frutto di questi 25 anni di serietà nella ricerca e della generosità con cui ci siamo aperti alla società. La terza missione è cruciale. In pandemia siamo stati l’unico ateneo trasformato in hub vaccinale".

L’ateneo cresce e gli studenti reclamano più spazi. Qual è la situazione?

"La carenza di posti letto ci sta facendo fare grossi investimenti: ripartiranno i lavori qui, di fronte al rettorato, dove ci saranno anche aule studio, altra necessità, e spazi per la didattica".

Si guarda fuori da Bicocca? Città Studi è nei pensieri?

"Siamo molto localizzati come campus Bicocca. Ma siamo anche a Bergamo, a Monza, con l’infermieristica a Sondrio e nel cuore dell’oceano Indiano. Di Città Studi per ora non si parla, ma stiamo alla finestra".

La Milano “città universitaria“ rischia di allontanare gli studenti per i costi?

"Il rischio c’è ed è un ragionamento che stiamo facendo insieme agli altri atenei e alle istituzioni. Anche perché siamo per un’università in presenza, insieme contiamo 200mila studenti, ma il costo degli alloggi in città è spesso proibitivo. Gli sforzi significativi che stiamo facendo come università non bastano. Servono scelte politiche decise e un investimento sui giovani".

Che si scoprono più fragili, anche sul fronte psicologico.

"Le richieste aumentano, il nostro servizio di supporto è stato potenziato durante la pandemia. Ed è aperto non solo agli studenti ma al personale e ai docenti. Siamo pronti a incrementarlo ulteriormente se le richieste dovessero aumentare".

Bicocca, primo ateneo milanese a guida femminile, è ancora donna. Progetti per continuare ad abbattere il tetto di cristallo?

"È un tema che ci sta a cuore. Ci aspetta anche un inverno demografico e dobbiamo dare la possibilità a chi è lavoratrice e mamma di non dovere fare rinunce. Oltre al polo 0-6, aperto anche all’esterno, stiamo progettando luoghi in cui poter accogliere i bambini per un certo periodo della giornata, come abbiamo già aperto uno spazio per loro in biblioteca. Abbiamo da un annetto una catena di supporto reciproco tra pari che funziona, con una Banca del tempo".

Prossime sfide?

"Partiamo dalle risorse che siamo stati in grado di attrarre con il Pnrr. E che vanno messe a terra, in rete con gli altri atenei, le istituzioni e le imprese. Penso all’ecosistema ’Musa’. Serve una deburocratizzazione per rendere il Next Generation Eu realtà. In questi anni abbiamo aperto le porte dell’università, che non è una torre d’avorio. Ora non basta più. Dobbiamo andare nelle piazze e nei mercati, in mezzo alla gente, per portare cultura, declinando i concetti di scienza e natura. Dobbiamo co-progettare con la città, lavorare con le scuole e la sanità pubblica, penso a campagne di screening sulla popolazione per le malattie, ma anche ad attività di ingaggio pubblico".

Cantieri in corso per il 2023?

"Cominciamo da piazza della Scienza, che sarà depavimentata e al centro di un progetto significativo. Speriamo di partire con i lavori a marzo. Altro obiettivo è dare forma a un’infrastruttura di ricerca sui cambiamenti climatici e, sempre nel 2023, sarà ridisegnato insieme al Comune viale dell’Innovazione".