REDAZIONE MILANO

"Le notti insonni fra giochi e film I miei anni sprecati"

La storia di Lorenzo e la lotta per tornare a galla "Salvato dai genitori, altrimenti sarei sulla strada"

La vita di Lorenzo si concentra tutta nelle ore notturne, trascorse davanti al computer, nella sua stanza in un condominio in zona Lambrate. "Esco di casa una volta alla settimana per andare al supermercato – racconta il 30enne, che chiede di essere citato con un nome di fantasia – da anni non ho un lavoro stabile, e riesco a pagare l’affitto solo grazie all’aiuto dei miei genitori". Una storia di ritiro sociale, simile a quella di migliaia di altri “invisibili“ nei quartieri di Milano, ma anche di sforzi per tornare a galla. Ha deciso infatti di iniziare un percorso di sostegno psicologico, che sta dando i suoi primi frutti.

Quando sono iniziati i problemi?

"A scuola non ho mai avuto problemi, ho vissuto un’infanzia e un’adolescenza normale, con periodi di alti e bassi come succede a tutti i ragazzi. Dopo le superiori mi sono iscritto all’università, ho frequentato per un anno Economia ma mi sono reso conto che non era quella la mia strada. Per sei mesi ho lavorato a Londra, come cameriere, prendendo un periodo di riflessione. Al mio rientro a Milano mi sono trovato ancora spiazzato, senza una direzione da dare alla mia vita. Poi, complice anche una delusione sentimentale, ho attraversato un periodo di depressione. Intanto ho fatto diversi lavori saltuari, anche come impiegato in un ufficio. Mi sentivo svuotato, privo di forze e demotivato, quando l’ultimo contratto a termine non è stato rinnovato ho iniziato a chiudermi in casa. Il ritiro sociale, almeno nel mio caso, è stato un processo graduale, che non sono riuscito a fermare in tempo".

Come hanno reagito i suoi familiari e i suoi amici, di fronte al disagio?

"I miei genitori mi sono sempre stati vicini, anche se non hanno gli strumenti per affrontare questi problemi. Mi aiutano economicamente, per me è umiliante ma altrimenti rischierei di finire sulla strada. Gli amici? Semplicemente, chi prima e chi dopo, se ne sono andati. Abbiamo smesso di sentirci, anche nelle chat".

Come si svolgono le sue giornate?

"Di giorno dormo o guardo la televisione. Di notte sto davanti al computer, i miei ritmi sono sballati e non ho più la percezione del tempo. Gioco online, guardo film o serie televisive, navigo su internet. Niente social, però. Durante la pandemia ho scelto di chiudere i profili".

Che cosa l’ha spinta a chiedere aiuto?

"Mi hanno convinto i miei genitori, che mi hanno indirizzato verso una psicologa. La mia battaglia per riuscire a costruire una vita normale è appena iniziata".

Andrea Gianni