Pistola in pugno, canna in bocca e una bottiglia di vodka svuotata. E ancora: catene d’oro, coltelli, sguardi truci. Il solito canovaccio di edonismo straccione e odio a buon mercato, ripetuto all’infinito. L’unico che tanti, troppi giovani sanno scrivere in quest’era difficile dove conta solo quel che appare (sui social). Un problema ignorato dalla società e dalla politica. Così questi ragazzi con alle spalle famiglie inesistenti, davanti agli occhi esempi raggelanti, e in testa un futuro incerto, sono destinati a diventare rabbiosi emarginati. Spesso criminali. E allora, prima di trovarsi in città migliaia di pericolose mine vaganti, meglio usare subito l’antidoto: una comunità che non conti solo sul volontariato, una scuola che alzi lo sguardo sulla realtà piuttosto che stare china sui libri e inchiodata al nozionismo, una giustizia che intervenga sulle famiglie che abdicano al proprio ruolo. Per costruire persone integrate. E spegnere l’odio nei loro occhi.
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