
MILANO
Ci sarebbe una rete di persone molto vasta che ruota attorno a Roberto Jonghi Lavarini, l’ex candidato alla camera di Fratelli D’Italia, tra cui tanti estremisti di destra come lui. Il "Barone nero", insomma, sarebbe solo il perno, il tramite degli interessi della Lobby nera. È il quadro che è venuto a galla dalla testimonianza del cronista di Fanpage, sentito per cinque ore dal pm Giovanni Polizzi. Nell’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli, sono già stati iscritti nel registro degli indagati l’eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza, che si è autosospeso da tutti gli incarichi di partito, e lo stesso Jonghi Lavarini, entrambi accusati di finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio. Contestazioni che, al momento, derivano da quelle parole da loro pronunciate nel primo video, mentre gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza hanno già acquisito anche i filmati integrali, non montati. Ora inquirenti e investigatori, al di là delle parole imbarazzanti pronunciate, stanno cercando eventuali riscontri su un presunto "sistema" di finanziamenti opachi.
Da qui le perquisizioni di ieri, con sequestro di documenti e dispositivi informatici per acquisire messaggi e molto altro, nell’abitazione del "Barone nero".
Tra l’altro, Longhi Javarini, oltre a parlare di "un gruppo trasversale, esoterico, dove ci sono diversi massoni", nel video fa riferimento anche a presunti finanziamenti illeciti per le elezioni regionali e fa altri due nomi. Ovviamente, anche su questo fronte sono in corso approfondimenti, così come il pm Piero Basilone sta verificando l’esistenza di eventuali profili di apologia del fascismo (reato per cui Jonghi Lavarini è stato già condannato in passato), perché negli incontri ci sono esplicite battute razziste, fasciste, riferimenti a Hitler e ci sono i saluti romani. Intanto, Fidanza, attraverso il suo legale, l’avvocato Enrico Giarda, ha fatto sapere ai pm di essere disponibile ad essere ascoltato al più presto.
Anna Giorgi