SIMONA BALLATORE
Cronaca

Le conquiste di Giulia che ora aiuta i maestri

Scuole ancora impreparate sull’autismo: l’idea di mamma Roberta per attrezzarle. Nasce Autlab, una piattaforma per tutte le primarie

SIMONA BALLATORE
Cronaca
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di Simona Ballatore

"Signora, lei ha in mano una Ferrari. Deve solo trovare la benzina giusta": i medici non si erano fermati alla fredda diagnosi - "sindrome dello spettro autistico ad alto funzionamento" - ma avevano consegnato nelle mani di Roberta Salvaderi una chiave per capire e aiutare Giulia. La diagnosi, a 3 anni, è stata devastante, gli ostacoli sulla via non sono mancati, ma oggi Giulia ha conquistato spazi di autonomia e di felicità, frequenta le lezioni in classe, viaggia con mamma e papà, partecipa alle feste di compleanno dei suoi amici. Piccole e grandi conquiste quotidiane che si scontrano con un dato di fatto: "Il mondo della scuola non è ancora preparato". E così Roberta - che aveva già aperto un blog con consigli e “materiali“ da condividere con altre famiglie e che ha raccontato la sua storia nel libro “Borderline: tra terra e Luna” - ha pensato a qualcosa di concreto, di capillare, che arrivasse in tutte le scuole primarie. Una piattaforma web con informazioni pratiche, corsi di formazione, strumenti e “dritte“ dedicati a insegnanti di sostegno e non solo, per aiutarli a riconoscere i punti di forza degli studenti con autismo e facilitare l’interazione tra compagni. Una finestra aperta alle famiglie e agli educatori.

“Autlab“, progetto nato col sostegno scientifico della Fondazione Renato Piatti Onlus, dove Giulia è in cura, è diventato realtà grazie a “La Fabbrica“, gruppo indipendente specializzato in Edutainment ed ente formatore già accreditato dal ministero dell’Istruzione. "Giulia oggi è in terza elementare – ripercorre i passi mamma Roberta –. È rimasta un anno in più all’asilo, una decisione presa con il team di specialisti, che le ha fatto bene. Il passaggio alle primarie è stato meno traumatico anche perché è stato studiato sei mesi prima. Crearle attorno un piccolo gruppo di supporto è stato fondamentale". Era legatissima a due compagne, che l’hanno seguita alle elementari.

"Abbiamo chiesto la possibilità che rimanessero insieme perché per Giulia non era un capriccio, era un gancio – prosegue Roberta –. C’è stato un passaggio di consegne tra gli insegnanti della materna e delle elementari, abbiamo trovato un’insegnante di sostegno che ha garantito continuità, fondamentale per i bambini autistici". Una “fortuna“ - anche se così non dovrebbe essere - visto che a Milano è di ruolo e abilitato solo un insegnante di sostegno su tre. Giulia ha cominciato così il suo cammino in prima, poi è arrivato il Covid a sparigliare le carte. "Ed è stata durissima – confessa Roberta – perché mia figlia vivrebbe in casa e non voleva più uscire. Ma abbiamo superato anche questa. Nonostante l’ottima realtà scolastica, con la quale abbiamo sempre collaborato, ci siamo accorti però di quanto la scuola non sia preparata, ci sono libri di supporto alla didattica ma non sono strutturati per l’autismo. E non tutte le famiglie hanno risorse economiche, di tempo e non solo per supportare al meglio i loro figli autistici, che devono poter avere la preparazione giusta". Così la mamma, che continua a lavorare per una multinazionale giapponese occupandosi di responsabilità sociale di impresa, è scesa in campo “tra terra e luna“, il papà si è unito al progetto disegnando e creando fumetti e si è messa in gioco pure Giulia, che ha creato il suo decalogo, dal "mi piace sapere sempre cosa sta per accadere, non amo le sorprese" al suo "bisogno di vedere rappresentato quello che farò". Dritte per ricordare che i tempi di risposta sono diversi, che ripetere la stessa domanda può mandare in tilt o che i rumori forti sono come spilli. Ci sarà anche una guida ai cambi di programma, mentre Giulia prende dimestichezza con i social, uno strumento con cui si sente più forte e che aiuta a entrare in relazione con gli altri. "La sindrome dello spettro autistico colpisce un bambino su 77 – ricorda Roberta –, non è una malattia ma uno stato di vita: la società deve essere pronta".