Maria Rita Parsi La scuola dovrebbe dare ai minori, dal nido al diploma delle scuole superiori, cinque garanzie. La prima è continuare sistematicamente a “ formare gli insegnanti” dal punto di vista psicopedagogico, per integrare, sempre più, queste irrinunciabili competenze, costantemente supervisionate, allo sviluppo del programma curricolare di ogni anno scolastico. Ponendo loro sia l’obbligo di farlo sia riconoscendo loro il corrispettivo economico che spetta a chi si assume la responsabilità di fare da guida educativa e culturale ai minori in anni che sono per loro decisivi e radicanti nella crescita psicofisica, educativa , sociale. Questo consentirebbe loro di fare prevenzione. E, dunque, cogliere segnali allarmanti che vanno ben oltre lo svolgimento dei compiti a casa e a scuola, le interrogazioni, le tagliole dei voti e dei giudizi, delle promozioni e delle bocciature. Queste ultime, da trasformare nel bisogno, nel desiderio e nel piacere del sapere, capaci di rendere la scuola, il vero, centrale punto d’incontro e formazione per ogni futuro merito e di ogni auspicabile futuro di pace, armonia, ricerca, lavoro,creatività, integrazione, confronto che sia veramente “meritevole” di attenzione e di impegno da parte delle vecchie e delle nuove generazioni. La seconda garanzia è che a scuola gli insegnanti lavorino anche in equipe, favorendo il confronto e il dialogo tra docenti. La terza garanzia è che quel patrimonio di formazione e di esperienze educative che i docenti raccolgono, step by step, durante l’iter scolastico, nel pieno rispetto della privacy, diventi, utilizzando in modo virtuoso il virtuale, patrimonio comune. A servizio di tutti i docenti, degli allievi, delle loro famiglie che del supporto psicopedagogico della scuola hanno bisogno (...) La quarta garanzia è che ci sia una “stabile equipe interdisciplinare antrosociopsicopedagogica” nelle scuole di ogni ordine e grado, a servizio delle famiglie, degli insegnanti, degli allievi. Un’ equipe direttamente collegata alle realtà sociosanitarie, culturali,sportive,sociali del territorio sia pubbliche che private, da individuare in base a mappe virtuali di riferimento che ne consentano l’utilizzo. La quinta, infine, è quella di “animare” le scuole con laboratori, momenti di incontro, corsi di formazione, presentazioni di libri e presenza di figure legali ed istituzionali, capaci di arginare, con il loro sistematico contributo, gli “effetti scia” , disastrosi e destabilizzanti per i minori e che sono connessi , nell’attuale società, soprattutto all’uso tossico del web, alla promiscuità di contenuti e comportamenti sessuali, favoriti dall’assenza di una corretta informazione ed educazione ai sentimenti e alla sessualità. E, da ultimo, ad una superficialità e ad una impreparazione relativamente al significato, all’iter e alle dinamiche spirituali, culturali, sociali, economiche, politiche che hanno preceduto e, poi, determinato la seconda guerra mondiale. Come dire: “La storia , docet!”. O dovrebbe insegnare, per evitarne una terza!