
Il futuro dei detenuti fra dubbi e speranza
Milano, 14 ottobre 2016 - "Nel momento in cui tu hai pagato il tuo debito con la società, fatto salvo poi il tema della riabilitazione, nel momento in cui sei uscito dal carcere devi poter ricominciare a vivere". Parola di Luigi Pagano, già direttore del carcere di San Vittore e vicecapo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, e sovrintendente Lombardia, Piemonte, Liguria. Secondo lui, una condanna scontata alle spalle non deve macchiare il curriculum dell'ex detenuto. "Secondo me - spiega Pagano - rischia di essere una palla al piede metaforica, ma molto pesante. Forse quello stigma, che il carcere dà, non dovrebbe più esistere".
Uno stigma che non dovrebbe esistere, ma che nella realtà pesa. La sollecitazione sollevata - nell'ambito del Salone "Vivere con Lentezza" alla Bocconi, è tutt'altro che astratta. Emerge così la vicenda capitata ad un ex detenuto della Casa Circondariale Torre del Gallo di Pavia. "Il caso concreto è dato da un detenuto che ha lavorato per un anno per una grande azienda di logistica, attraverso una agenzia interinale e con contratti rinnovati di volta in volta - rivela Bruno Contigiani - Al momento dell'assunzione a tempo indeterminato, quando gli han chiesto la cosiddetta fedina penale, non è più stato assunto, anzi è stato licenziato per così dire". E allora come può, il candidato ex detenuto, difendere il proprio diritto ad essere valutato per quello che è; e non per quello che non è più? Se l'azienda chiede del suo passato, deve dire la verità o mentire? "Eh, questa è una bella domanda! - risponde Pagano - Diventa un corto circuito. Dovrebbe dirlo, perché poi il rischio è di incrinare il rapporto con l'azienda. Poi vorrei dire un'altra cosa: prima di commettere un reato, la persona non aveva commesso alcun reato. Voglio dire: siamo tutti esposti. Quindi nessuno in coscienza può criticare gli altri, e se una impresa lo vuole chiedere lo chiede però non è affatto detto che chi abbia un passato criminale sia peggio di chi non lo ha". E' giusto quindi che l'azienda chieda al lavoratore del suo passato? "Secondo me eticamente non è giusto - ribatte Luigi Pagano - Può essere giusto da un punto di vista giuridico, potrebbe essere un obbligo da parte dell'ex detenuto: possiamo dire tutto. Ma di sicuro eticamente non lo è. Basta vedere dell'esperienza del nostro passato; Mani pulite avrà pure insegnato qualcosa: chi era al vertice non era esente dalla responsabilità di reati che invece chi, dovendo lottare tutti i giorni, qualche reato aveva commesso".