
Sostenibilità agroalimentare
Milano, 28 dicembre 2017 - Immaginate un campo. La semina, la raccolta, i camion colmi di frutta e verdura. Poi pensate a Milano, capitale italiana della finanza, della moda e del settore terziario. Cos’hanno in comune le distese di grano e lo skyline di piazza Gae Aulenti? Tutto. L’analisi del fenomeno start up nel mondo agroalimentare da parte dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia ha individuato 182 nuove imprese internazionali che stanno rivoluzionando agricoltura e alimentazione. Droni per la semina di precisione, energia elettrica ricavata dal terreno, serre intelligenti. In Italia ha sede l’11% delle start up agrifood mondiali. E Milano è il motore di questo fenomeno. Anzi, il trattore.
«L’agroalimenatre italiano mantiene il suo prestigio all’estero, ma bisogna continuare a innovare per evitare di farci superare», ha detto Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio e docente del Politecnico milanese. «Le nostre ricerche seguono molti filoni. Per esempio la dematerializzazione delle procedure, la tracciabilità, l’agricoltura di precisione. Oppure l’Internet of Things, cioè sensori che controllano produzione, trasporto e qualità. I big data, molto utili per valutare fattori come meteo e protezione ambientale. I droni, per la fertilizzazione mirata e la lotta alle infestazioni. E ancora la qualità ambientale e alimentare». E l’elenco potrebbe continuare.
Tra la nuova primavera delle cascine milanesi e il progetto «Open Agri», che mette a disposizione gratuitamente 30 ettari di territorio comunale per lo sviluppo dell’agricoltura urbana, le start up agroalimentari trovano terreno fertile in città. «Tutto gira intorno al food – ha detto il sindaco Giuseppe Sala –, è una delle qualità di Milano, oltre a quelle già note come moda e design. Dobbiamo trovare il coraggio di vendere nel mondo il fatto che Milano può essere la capitale del cibo, soprattutto dopo l’Esposizione Universale del 2015».
Dalla semina al riciclo degli scarti alimentari: il capoluogo lombardo pullula di invenzioni e nuove tecnologie. Così, “Alimenta2talent”, incubatore di start up agroalimentari co-finanziato dal Comune, sta aiutando i ragazzi di “Heli-Lab” a sviluppare un drone che vola sui campi e indica in tempo reale l’area di terra dove serve più acqua, concime o diserbanti. Permette inoltre di intervenire tempestivamente se il sistema capta epidemie come la Xylella. E pensare che in principio era l’aratro e il lancio dei semi. Oggi i campi da coltivare diventano le pareti del salotto: incubata da “Speed Mi Up”, acceleratore dell’Università Bocconi e della Camera di Commercio di Milano, c’è una struttura di triangoli da muro nei quali crescono spinaci, lattuga e altre piante a foglia.
«Grazie alla teconologia acquaponica si possono coltivare verdure in maniera quasi automatizzata», promette Claudio Martina, co-fondatore di Orthoponics. Sulla stessa linea dell’urban farming, l’agricoltura da salotto, c’è un prodotto commercializzato questi giorni della start up “Robonica”. Si chiama “Linfa” e appare come un esagono futuristico; in realtà è una serra intelligente, completamente automatizzata: dai led che simulano il sole ai nutrienti organici che consentono una coltura idroponica casalinga. Per crescere pomodori e basilico accanto alla televisione basta un’app sul cellulare e scegliere l’ortaggio che vorremmo coltivare. Milano non è solo moda, finanza e grattacieli: qui si sta innovando davvero il settore agroalimentare.