L’autismo è un modo diverso di vivere

L’impegno è un’arma che fa bene alla vita: difendiamo le diversità dai pregiudizi che considerano le differenze dei limiti

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L’autismo non è una colpa e non va considerato come tale, non è neppure una punizione o una penitenza, forse non esiste una definizione adeguata perché a dirla tutta nessuno sa bene cosa celi al suo interno e cosa sia a 360 gradi. Esistono ipotesi ma spesso non si conoscono le cause che lo determinano, non si sa come gestirlo totalmente e si devono intraprendere strade diverse fino a quando non si trova quella più corretta. Fino ad oggi sono state sperimentate metodologie e teorie diverse: in tanti casi l’apprendimento visivo facilita gli alunni non verbali, il rapporto uno ad uno con un docente di sostegno o una tipologia di insegnamento individualizzato incrementa l’acquisizione delle conoscenze. Tuttavia l’autismo viene ancora percepito come un ostacolo insormontabile, ma i ragazzi autistici non sono alieni provenienti da un altro mondo ma sono esseri umani come noi con un modo diverso di vedere le cose. L’autismo non è una malattia, ma è una normalità differente. Non si sceglie di nascere autistici o di avere un figlio autistico tuttavia per chi si trova a vivere questa condizione la vita non è semplice. Come tutti noi anche i ragazzi autistici hanno paure, gioie e sentimenti probabilmente anche più forti di noi e questo non deve essere per loro un muro che li separa dal mondo ma deve essere una porta per aiutarli ad integrarsi in modo diverso. Questa porta si può aprire solo garantendo loro i diritti, facendo in modo che abbiano docenti di sostegno specializzati e non improvvisati fin dai primi giorni di scuola, educatori specializzati capaci di supportarli dal punto di vista educativo, di lavorare per il rafforzamento dell’autostima e delle relazioni interpersonali, di favorire la partecipazione alla vita quotidiana, il pensiero critico e l’inserimento sociale nel contesto classe. Sicuramente ognuno impara in modo diverso, ha uno stile di apprendimento diverso e fa ciò che può, lo stesso vale per gli alunni autistici, ciò che cambia è la necessità di un impegno e una tenacia costante da parte di chi vive l’autismo direttamente o indirettamente: alunni speciali, genitori, compagni di classe, Istituzioni. Con l’impegno si raggiungono gli scopi desiderati ma soprattutto si raggiunge la libertà dai pregiudizi che considerano l’autismo un limite.

Nella maggior parte delle scuole italiane questi diritti sono solo un’utopia, belle parole da manuale che trovano poca concretezza nella vita reale. Gli alunni autistici hanno diritto come gli altri al pieno sviluppo della loro personalità e al raggiungimento del successo formativo, quindi le Istituzioni hanno l’obbligo di garantire loro un percorso di educazione e di istruzione dignitoso. La Scuola ha il dovere di valorizzare le loro potenzialità didattiche, gli Enti comunali hanno l’obbligo di garantire il servizio di Assistenza educativa per promuovere le risorse dell’alunno e per facilitare la sua integrazione nella vita relazionale e sociale.

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