Via da Milano (e dal pc): meglio una casa di paglia

La scelta di Viviana e Alain: da una vita da manager di multinazionali a una agriturismo in Oltrepo. "Galotto fu un pranzo..."

Alain e Viviana

Alain e Viviana

Milano, 20 novembre 2020 - Hanno mollato Milano , la carriera e i soldi per aprire un agriturismo nell’Oltrepò Pavese e approdare al "vero lusso: tempo e libertà". Parola di Viviana Vignandel, 49 anni, e il marito Alain Lanot, 53. La loro storia approda in televisione lunedì in prima serata nel programma "Scappo dalla città". Prima di arrivare in campagna, Viviana e Alain hanno vissuto a Milano per 10 anni come manager per due multinazionali - Viviana nel campo della farmaceutica e Alain in quello automobilistico - e ci sono rimasti fino al 2008. La vita scandita da lavoro, palestra e viaggi. Con un però. "Volevamo un figlio, ma non arrivava".

Il primo approccio con la natura è stata l’adozione di un orto a Melegnano. "Ma ad essere davvero “galeotto” fu un pranzo in Oltrepò da amici. Abbiamo subito capito che lì potevamo mettere radici" racconta Viviana. La coppia acquista 4 ettari all’asta a Fortunago - uno dei borghi più belli d’Italia, a 500 metri di altitudine - e prende una seconda casa che all’inizio è solo un rifugio per weekend. "Quando meno ce lo aspettavamo, sono arrivati i due figli: nel 2006 e poi nel 2008. L’idea che i miei figli sarebbero cresciuti al nido e con la tata ci ha spinti a fare un salto nel vuoto". I due decidono di fare tutt’altro: Viviana si licenzia nel 2009, il marito nel 2015, per dar via a un progetto di bioedilizia apparentemente folle: costruire con le loro mani una casa di paglia, legno e terra per trasformarla nella loro dimora e in un agriturismo per 40 ospiti. "Alain ama le sfide. L’uso della paglia nell’edilizia è stato riscoperto negli anni ’70 negli Usa e oggi nel mondo gli esempi non mancano.

Lo scavo è iniziato nel 2012 e dal 2014 abitiamo nella nostra costruzione". La paglia è quella che ricavano dai loro campi dove, come azienda agricola, coltivano frutta e ortaggi con cui realizzano confetture e conserve per il consumo interno e la vendita (anche a Milano). "Non è stato tutto facile. Abbiamo vissuto inverni a - 17 gradi. Non siamo ricchi né lo diventeremo, ma con la nostra attività riusciamo a mantenere la famiglia senza essere schiavi di alcunché. Ci sentiamo privilegiati: la colazione, quando il tempo lo permette, la facciamo sul prato guardando le colline. Dopo la scuola dei ragazzi prendiamo i nostri tre cani e le sei pecore e andiamo a passeggiare fino al ruscello. Se conducessimo la vita di prima saremmo incollati al computer per l’ennesima videoconferenza fino a tardi". E i figli? "Adesso hanno 12 e 14 anni, sono in piena adolescenza. Siamo felici se seguiranno la loro di strada. In questi anni abbiamo cercato di non isolarci e non isolarli, ospitando viaggiatori da tutto il mondo, fin dal Giappone. Se siamo pentiti? Non possiamo esserlo... Abbiamo voluto fare un’esperienza di vita che fosse coerente coi nostri valori più profondi, senza scendere a compromessi. Non nascondiamo le difficoltà, ma andiamo avanti", sorride Alain.

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