SIMONA BALLATORE
Cronaca

L’appello dei presidi "Milano poco ciclabile Coinvolgete le scuole per un piano organico"

Con la pandemia più studenti si muovono in bici o in monopattino. Scelte da incentivare, ma Milano è ancora ostile: proteste ad ogni pista. I dirigenti chiedono un’operazione coordinata con al centro i ragazzi

di Simona Ballatore

"Abbiamo appena osservato un minuto di silenzio per lo studente Luca, che è morto travolto dal tram. Siamo sconvolti, però ritengo che vada detto forte e chiaro che a Milano il piano complessivo della viabilità ciclistica è lacunoso e occorrerebbe un progetto completo e con step di realizzazione precisi e condivisi con le scuole e i municipi": a chiederlo è Alessandro Gullo, preside dell’Istituto Varalli, nella periferia Sud della città.

"Anche qui, a parte la pista di via dei Missaglia, abbiamo una situazione non favorevole e preoccupante - ricorda -, chi prende la bicicletta deve destreggiarsi tra marciapiedi e basolato. Ricordo che si parlava di un progetto 10 anni fa, anche perché nella nostra zona orbitano tremila studenti, ma mi sembra lontanissimo. Sarei il primo a usare di più la bicicletta. Serve una regia, un’operazione coordinata e non calata dall’alto, ma che sondi prima di tutto le esigenze dei ragazzi".

Della stessa linea il preside del liceo Volta, Domenico Squillace: "Anch’io uso spesso la bicicletta, da viale Monza a scuola. Non è una città che si preoccupa di mettere in sicurezza i ciclisti. Quando si parlava della ciclabile, ricordo i gazebo, le proteste, le petizioni, come se bastasse la creazione di una pista a far chiudere i negozi", scuote la testa. Con la pandemia sono aumentati gli studenti che usano le due ruote. "Va ripensata la mobilità - continua Squillace - e non basta disegnare una linea a proteggere i ciclisti. Diventa subito il ’paradiso’ del parcheggio in doppia fila". Anche al Leonardo da Vinci - zona tribunale - molti ragazzi arrivano in monopattino o in bici e il traffico preoccupa. "Tocchiamo il tema della ciclabilità anche in educazione civica - spiega il vicepreside Luigi Lo Forti -, ci interroghiamo su pericoli e sul senso di responsabilità. L’esperienza ci dice che la città è ostile a chi si azzarda a muoversi con mezzi diversi. Siamo preoccupati e facciamo quello che la scuola può fare: avvisare, informare, sensibilizzare su comportamenti corretti. Ma vedo meno caschi che bici ed è difficile cambiare una mobilità ’vecchia’, tra pavé e grande traffico. È una lotta contro i mulini a vento, ma necessaria. Giusto il coinvolgimento degli istituti in una città in cui la presenza della popolazione scolastica è importante e più “vulnerabile“, per individuare soluzioni che tengano conto delle diverse realtà ed esigenze".

"È indubbio che il tema della mobilità degli studenti vada approfondito - conclude il presidente dell’associazione nazionale presidi di Milano, Mauro Zeni –, il sistema dei trasporti andrebbe integrato e calibrato sui flussi degli studenti e invece in due anni di Covid non ci sono stati interventi e la scuola ha fatto da materasso. Serve una riflessione organica e sistematica: le scuole possono facilmente dare il numero di studenti, le destinazioni e le modalità con cui raggiungono la scuola per intervenire. Servono risorse e non deve essere un’operazione di facciata".