ANDREA GIANNI
Cronaca

Cargo chiude a Milano, sotto sfratto il tempio del design: “A rischio 20 posti di lavoro”

Showroom in piazza XXV Aprile, addio al punto vendita nella ex fabbrica: la mecca per gli appassionati di mobili, arredi per la casa e oggetti di design. L’ipotesi di un trasferimento. La mobilitazione della Cgil: “Dialogo aperto, i dipendenti vanno tutelati”

L’esterno dello showroom Cargo al centro della battaglia legale

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MILANO – Da quasi trent’anni è un punto di riferimento, nel cuore di Milano, per chi cerca mobili, arredi per la casa e oggetti di design. Lo spazio Cargo High Tech in piazza XXV Aprile 12, nella ex fabbrica di inchiostro del Corriere della Sera, rischia la chiusura.

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Ha ricevuto infatti un avviso di sfratto dal Tribunale di Milano, epilogo di un lungo contenzioso legale con al centro il canone d’affitto tra il marchio e il privato proprietario dello stabile. Entro la fine dell’anno, quindi, a meno di dietrofront Cargo dovrà lasciare la struttura, mentre la Filcams-Cgil si è mobilitata per la tutela dell’occupazione, perché nel negozio in piazza XXV Aprile sono impiegati una ventina di dipendenti dell’azienda su un totale di 44 tra Milano e Roma. “Con Cargo c’è un dialogo aperto – spiega Simona Zucca, sindacalista della Filcams-Cgil di Milano –. Noi chiediamo chiarezza sul futuro, tutele per tutti i lavoratori e l’eventuale attivazione degli ammortizzatori sociali necessari. È una situazione dolorosa, anche perché oltre alla preoccupazione per il futuro dei lavoratori rischia di perdersi un negozio storico di Milano”.

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Uno spazio che è stato utilizzato anche per eventi e iniziative, luogo di culto per gli appassionati di design. In caso di chiusura, resterebbe aperto a Milano lo spazio Cargo in via Meucci 43, nella vecchia fabbrica dove un tempo si produceva l’ovomaltina. Un’altra ipotesi sul tavolo è il trasferimento da piazza XXV Aprile in un’altra area, con tempi e modalità ancora tutte da definire. Operazione piena di incognite, visti i prezzi degli immobili in centro e nelle zone di pregio. Secondo quanto è stato ricostruito dal Giorno, il contenzioso alla base dello sfratto verterebbe sul canone d’affitto.

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Cargo si sarebbe offerta di raddoppiare l’importato versato attualmente, ma non è stato trovato un accordo con la proprietà e il contenzioso è andato avanti fino a sfociare nello sfratto, notificato nei giorni scorsi dall’ufficiale giudiziario. Un capitolo ancora tutto da scrivere nella storia di Cargo, che affonda le radici nella Milano del 1981 e ha visto anche l’apertura di un punto vendita a Roma. “La strada percorsa fin qui ha indicato l’importanza di prodotti che si sottraggono a mode passeggere – riassume l’azienda – per diventare oggetti che accompagnano tutta una vita”. Soluzioni “rispettose delle persone e dell’ambiente progetto per progetto, prodotto per prodotto”. L’ambizione di costruire “insieme un nuovo modo di vivere”.

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Mobili, oggetti, accessori per la casa e arredi che si ispirano all’immaginario industriale, così come sono fabbriche dismesse gli attuali showroom milanesi, in piazza XXV Aprile e in via Meucci: “Negozi lontani dai luoghi comuni, dal cuore alla periferia di Milano attraversando l’identità della città”. Città che rischia di perdere uno dei suoi negozi storici. Ieri si è tenuto un incontro informale fra la Filcams-Cgil e rappresentanti dell’azienda. Un canale di dialogo è aperto, con l’obiettivo di limitare l’impatto su milanesi che in molti casi lavorano per Cargo da anni. “La speranza – sottolinea Simona Zucca – è che si riesca ad scongiurare la chiusura, evitando lo sfratto, anche se questa partita non è nelle nostre mani”.