
L’esterno dello showroom Cargo al centro della battaglia legale
MILANO – Da quasi trent’anni è un punto di riferimento, nel cuore di Milano, per chi cerca mobili, arredi per la casa e oggetti di design. Lo spazio Cargo High Tech in piazza XXV Aprile 12, nella ex fabbrica di inchiostro del Corriere della Sera, rischia la chiusura.
Ha ricevuto infatti un avviso di sfratto dal Tribunale di Milano, epilogo di un lungo contenzioso legale con al centro il canone d’affitto tra il marchio e il privato proprietario dello stabile. Entro la fine dell’anno, quindi, a meno di dietrofront Cargo dovrà lasciare la struttura, mentre la Filcams-Cgil si è mobilitata per la tutela dell’occupazione, perché nel negozio in piazza XXV Aprile sono impiegati una ventina di dipendenti dell’azienda su un totale di 44 tra Milano e Roma. “Con Cargo c’è un dialogo aperto – spiega Simona Zucca, sindacalista della Filcams-Cgil di Milano –. Noi chiediamo chiarezza sul futuro, tutele per tutti i lavoratori e l’eventuale attivazione degli ammortizzatori sociali necessari. È una situazione dolorosa, anche perché oltre alla preoccupazione per il futuro dei lavoratori rischia di perdersi un negozio storico di Milano”.
Uno spazio che è stato utilizzato anche per eventi e iniziative, luogo di culto per gli appassionati di design. In caso di chiusura, resterebbe aperto a Milano lo spazio Cargo in via Meucci 43, nella vecchia fabbrica dove un tempo si produceva l’ovomaltina. Un’altra ipotesi sul tavolo è il trasferimento da piazza XXV Aprile in un’altra area, con tempi e modalità ancora tutte da definire. Operazione piena di incognite, visti i prezzi degli immobili in centro e nelle zone di pregio. Secondo quanto è stato ricostruito dal Giorno, il contenzioso alla base dello sfratto verterebbe sul canone d’affitto.
Cargo si sarebbe offerta di raddoppiare l’importato versato attualmente, ma non è stato trovato un accordo con la proprietà e il contenzioso è andato avanti fino a sfociare nello sfratto, notificato nei giorni scorsi dall’ufficiale giudiziario. Un capitolo ancora tutto da scrivere nella storia di Cargo, che affonda le radici nella Milano del 1981 e ha visto anche l’apertura di un punto vendita a Roma. “La strada percorsa fin qui ha indicato l’importanza di prodotti che si sottraggono a mode passeggere – riassume l’azienda – per diventare oggetti che accompagnano tutta una vita”. Soluzioni “rispettose delle persone e dell’ambiente progetto per progetto, prodotto per prodotto”. L’ambizione di costruire “insieme un nuovo modo di vivere”.
Mobili, oggetti, accessori per la casa e arredi che si ispirano all’immaginario industriale, così come sono fabbriche dismesse gli attuali showroom milanesi, in piazza XXV Aprile e in via Meucci: “Negozi lontani dai luoghi comuni, dal cuore alla periferia di Milano attraversando l’identità della città”. Città che rischia di perdere uno dei suoi negozi storici. Ieri si è tenuto un incontro informale fra la Filcams-Cgil e rappresentanti dell’azienda. Un canale di dialogo è aperto, con l’obiettivo di limitare l’impatto su milanesi che in molti casi lavorano per Cargo da anni. “La speranza – sottolinea Simona Zucca – è che si riesca ad scongiurare la chiusura, evitando lo sfratto, anche se questa partita non è nelle nostre mani”.