NICOLA PALMA
Cronaca

L’Antitrust bacchetta il Comune. Refezione in house per 42 anni: "Troppo tempo senza concorrenza"

Nel mirino dell’Authority il contratto di Milano Ristorazione scaduto nel 2015 e prorogato fino al 2042. Ora l’amministrazione ha trenta giorni per adottare contromisure alle criticità evidenziate dal report.

Dopo Milanosport, è la volta di Milano Ristorazione. Nell’attività di monitoraggio che sta svolgendo da mesi sugli affidamenti dei servizi pubblici locali, l’Antitrust si è concentrata anche sulla società interamente partecipata da Palazzo Marino che si occupa "della gestione in house del servizio di ristorazione". Ieri l’Authority ha reso noti gli esiti degli approfondimenti, mettendo in fila alcune osservazioni nel bollettino settimanale. Osservazioni tutt’altro che positive per l’amministrazione, con l’invito ad adottare subito misure che favoriscano la concorrenza. Andiamo per ordine.

I tecnici hanno descritto l’attività svolta da Milano Ristorazione in 24 centri cucina, 450 refettori scolastici, 170 refettori in nidi d’infanzia, 5 cucine delle case vacanza del Comune, 3 residenze sanitarie assistenziali, 16 centri disabili diurni, 9 punti di prenotazione pasti per utenti a domicilio e un centro di accoglienza notturno. Il servizio di refezione scolastica è affidato alla società "con diritto di esclusiva" dal 2000, "in esecuzione della deliberazione consiliare numero 58 e del contratto di servizio stipulato il 29 dicembre". Un contratto scaduto il 31 dicembre 2015 e prorograto una prima volta fino al 31 dicembre 2020 per i "progetti educativi connessi all’Expo" e per "gli investimenti necessari per garantire il miglioramento del servizio" e una seconda volta fino al 31 dicembre 2022 per le "difficoltà derivanti dalla situazione emergenziale legata al diffondersi del Covid". Il 19 dicembre 2022, poi, il Consiglio comunale ha confermato "il riconoscimento della valenza educativa e sociale del servizio di refezione scolastica fornito da Milano Ristorazione". Dieci giorni dopo, la Giunta Sala ha deliberato la proroga dell’affidamento "per ulteriori vent’anni a decorrere dalla sottoscrizione del contratto di servizio", quindi fino al 30 dicembre 2042. Una scelta ora contestata dall’Antitrust, che ha premesso che lo strumento della proroga deve essere "confinato a situazioni eccezionali e imprevedibili non altrimenti gestibili". Entrando nello specifico, "si deve ritenere – la riflessione dell’Authority – che l’affidamento del servizio a Milano Ristorazione non sia conforme" ai principi concorrenziali, "in ragione della durata eccessivamente lunga dell’affidamento in house così come determinato a esito delle proroghe dell’affidamento". Detto altrimenti: "La durata dell’affidamento, anche alla luce delle proroghe intervenute, deve ritenersi non proporzionata, con l’effetto di sottrarre l’affidamento del servizio al confronto concorrenziale e frustrare per tale via una delle finalità cui è volta la normativa di matrice comunitaria dettata dal codice dei contratti pubblici".

Il Comune ha giustificato la scelta "in ragione del mantenimento e continuo investimento sul servizio e sulle infrastrutture", senza però fornire, a giudizio dell’Antitrust, elementi "sull’entità di tali investimenti". Da qui l’invito a comunicare, entro 30 giorni, "le iniziative assunte con riguardo alle criticità concorrenziali evidenziate".

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