L’annuncio per un’umanità troppo scontenta

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Mario

Delpini*

Forse nel tempo dell’umanità troppo scontenta il diluvio fu salutato come una soluzione. Finalmente un disastro che cancella l’umanità insieme con il suo lamento dalla faccia della terra. Ci voleva proprio! Forse ci sono uomini e donne dell’umanità troppo scontenta che si augurano che ci sia un qualche intervento tremendo per annientare almeno i più cattivi dell’umanità, che sono, ovviamente, gli altri.

Che cosa fa Dio per questa umanità troppo scontenta degli altri e di sé stessa? Manda l’angelo Gabriele nella casa di Maria di Nazaret per il saluto che turba molto la giovane ragazza di Nazaret. L’annuncio infatti è l’annuncio della gioia: Rallegrati! L’opera di Dio si prende cura dell’umanità e la guarisce della tristezza, dalla disperazione, della rassegnazione. L’annuncio dell’angelo è il principio di una storia nuova, di una umanità nuova, che inizia nel segreto, nel silenzio, nella vocazione di una giovane donna di Nazaret che risponde all’annuncio e alla promessa: eccomi!

Come si fa l’umanità nuova? Come si comincia? Quali tratti la caratterizzano? Si comincia con una annunciazione. Il principio non è l’insopportabile tristezza, non è l’esasperazione per la situazione desolata. Il principio è la rivelazione della volontà di Dio che vuole salvare tutti e perciò chiama una donna, chiama ciascuno. Si potrebbe dire: il principio è la vocazione. Comincia quindi con una storia personale, con una risposta personale. Comincia con una parola di Dio che chiama a intraprendere una missione: nessun altro se ne accorge, non è un evento clamoroso. È un incontro personale, in cui una persona si dispone a un cammino o anche si oppone a un cammino. L’umanità nuova è abitata dalla fiducia. Non l’ingenuità, non l’ottimismo, la fiducia. Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste, suppliche e ringraziamenti (cfr. Fil 4,6). Come Maria dialoga con l’angelo per vincere il grande turbamento, così i chiamati da Dio pregano Dio e da lui ricevono la pace: e la pace di Dio, che supera ogni intelligenza custodirà i vostri cuori (Fil 4,7). L’umanità nuova attinge a una sorgente inesauribile di gioia: siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti (Fil 4,4). La gioia cristiana è uno dei segni più persuasivi della fede, perché non è frutto delle soddisfazioni dei desideri e dei successi delle imprese, tutte gioie effimere e precarie. È frutto invece di quel dimorare nel Signore che non abbandona mai: nei giorni facili e in quelli difficili, nei giorni della salute e della malattia, nei giorni della giovinezza e delle vecchiaia: sempre lieti nel Signore. L’umanità nuova si configura all’umanità di Gesù. L’amabilità dello stile rivela l’attenzione agli altri prima che a sé stessi: i rapporti non sono il pretesto per esprimermi, per farmi valere, per farmi notare, ma sono per costruire fraternità, comunione, anche quando non ho voglia, anche quando le persone non sono perfette e, anzi, alcune sono francamente antipatiche. Fraternità con tutti: la vostra amabilità sia nota a tutti (Fil 4,5). La scelta del bene, sempre, esprime quella nobiltà dell’animo che è capace di praticare gli stessi sentimenti che sono di Gesù: quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, virtuoso, lodevole…. In conclusione, che faremo noi per l’umanità troppo scontenta? Ci uniremo al coro del lamento? Invocheremo qualche castigo di Dio? No, piuttosto accoglieremo l’annuncio e vivremo la vocazione ad essere, con semplicità, umiltà, discrezione, uomini e donne impegnati a scrivere una storia nuova, uomini e donne dell’umanità nuova.

* Arcivescovo

Diocesi di Milano

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