
Il terminal di Lampugnano
Milano, 3 aprile 2017 - Mentre a Fieramilanocity c’è la scintillante inaugurazione della Borsa internazionale del turismo, la domenica di Lampugnano non scorre diversa dal solito. Qui, a sole due fermate da Lotto, va in scena il solito, triste copione: spaccio a cielo aperto e degrado.
Uno spettacolo indecoroso offerto a centinaia di viaggiatori che arrivano all’autostazione, aperta nel 2007, capolinea di 30 linee di bus che collegano Milano con città in Italia e mezza Europa. Un totale di 1.500 tratte. Ad accogliere i turisti, però, c’è una sala d’aspetto lugubre e un bar chiuso. Jennifer Voitko ha 23 anni e deve andare a Venezia: «Quanta sporcizia. Sulle banchine non ci può sedere. Non ci verrei mai qua di sera, anzi spero di non tornarci più». Andrea Niagu è di Bergamo: «Non devo partire, solo accompagnare una mia amica tedesca. Sarei rimasto a casa in ansia sapendo che era qui da sola. Sconsiglio questo posto a tutte le donne, dopo il tramonto» afferma. L’addetta alla biglietteria bus lavora a Lampugnano da 7 anni: «La situazione è peggiorata nell’ultimo periodo. Adesso ci sono anche tanti immigrati, oltre ai drogati. So che lo scambio con gli spacciatori avviene dove c’è la toilette». Un bagno, quello in via Giulio Natta, forse lo è stato un tempo. Oggi solo cartacce, un tappeto di escrementi sul pavimento, odore nauseabondo. Impossibile usarlo. Tossici, in questa zona, se ne vedono a qualsiasi ora: occhio spento e inespressivo, aspetto trascurato, scarpa slacciata, si trascinano con fatica. «Qui ci vivono e dormono» confida l’addetto dell’Atm chiuso nel suo gabbiotto. «Nel porticato all’uscita della stazione del metrò ci sono i loro giacigli. Cosa fanno tutto il giorno? Dormono, o chiedono l’elemosina. Se va bene. Perché per raccattare denaro per la dose fanno di peggio, come rubare autoradio dal parcheggio di interscambio. È successo anche a me». Salvatore Ettorre, da 25 anni titolare del ristorante L’Arca, in via Osma, dice: «A Lampugnano c’è una costellazione di problemi. All’uscita del metrò trovi di tutto, io non la prendo mai. I furti sono in aumento, l’ultimo in questo stabile 15 giorni fa. Da quando è diventato un rudere, qui la sera c’è il deserto. Simbolo dell’abbandono in cui viviamo». La mamma, Michela Biadi, racconta che fra via Osma, Terzaghi e via Goya «dalle 16 ci sono “signorine” che esercitano fino a notte fonda. Con mio figlio, che ha 5 anni, al ritorno dall’asilo, abbiamo assistito a scene spinte».