L’allerta degli scienziati riuniti in città. Lo smog colpisce di più in periferia

Mortalità maggiore in media del 60% nelle aree decentrate delle metropoli

Più in periferia, meno in centro: la concentrazione dello smog è maggiore rispetto al passato nelle aree periferiche a fronte di quelle centrali e questo comporta un aumento considerevole (60% in media) dei decessi tra i residenti, visto che i quartieri periferici sono anche quelli più popolati, soprattutto dagli over 65. A dirlo è una ricerca dell’Ats. I tassi di decesso in queste aree sono raddoppiati e Milano rappresenta un caso esemplare tra i grandi centri urbani. A determinare questa tendenza è l’unione tra smog e condizioni socio-economiche più sfavorevoli, spesso accompagnate da stili di vita peggiori come fumo, obesità e minore attività fisica con effetto moltiplicativo della mortalità.

A lanciare l’allerta sono stati, ieri, 200 scienziati riuniti a Milano nel corso della conferenza “RespiraMi: Recent Advances on Air Pollution and Health 2024“, co-organizzata dalla Fondazione Menarini in collaborazione con Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico, e dall’Imperial College di Londra. Gli esperti studiano il modello londinese. La capitale britannica ha deciso di estendere il divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti a tutta l’area metropolitana (suscitando non poche polemiche). "Entro il 2050 Londra avrà la migliore qualità dell’aria di qualsiasi altra grande città del mondo", ha detto Poppy Lyle, responsabile del contrasto all’inquinamento atmosferico nell’area metropolitana di Londra. Convinto dell’efficacia delle norme di congestion charge messe in campo a Londra, e in misura minore da Milano, è Francesco Forastiere, epidemiologo dell’Imperial College di Londra, secondo il quale queste misure "riducono congestione da traffico ed emissioni". Scetticismo sulle misure di Milano è stato invece espresso dal presidente dell’Ordine dei Medici, Roberto Carlo Rossi: "Mancano il bersaglio e si percepisce la necessità di fare cassa".