
L’addio ad Alberto Garutti Suoi i “tubi“ a Porta Nuova
Ventitrè tubi collegano quattro livelli del palazzo snodandosi attorno al cavedio vuoto: basta appoggiare l’orecchio sulle aperture che si allargano per ascoltare suoni e parole provenienti dagli altri piani. Il “suono della città“. Da oggi si guarda a “Egg“, l’installazione del 2012 che impreziosisce piazza Gae Aulenti, ai piedi del grattacielo più alto d’Italia, con occhi diversi, perché sabato è morto il suo creatore: Alberto Garutti, tra i principali e più influenti artisti contemporanei italiani al mondo, considerato il maestro dell’arte pubblica. Aveva 75 anni. A Porta Nuova “parla“ ai passanti attraverso un’incisione: "Questi tubi collegano tra loro vari luoghi e spazi dell’edificio, quest’opera è dedicata a chi passando di qui penserà alle voci e ai suoni della città". Un invito permanente, come la sua installazione.
I funerali saranno domani alle ore 14.45 alla chiesa parrocchiale di San Pietro in Sala, in piazza Riccardo Wagner. Garutti è stato docente allo Iuav di Venezia e prima all’Accademia di Brera a Milano, dove resta la sua aura leggendaria anche per i traguardi raggiunti da molti suoi studenti. L’arte, per lui, che è stato pure docente di pittura, è sempre stata più una pratica che un oggetto, più una forma che un contenuto. Il contenuto nasce dalla relazione tra l’opera, il fruitore e il luogo in cui si trovano. Arte non fissa in un museo ma sempre oltre, al di là di un confine. "L’arte – diceva lo stesso Garutti – ha la sua ragion d’essere in questo bisogno di superare limiti, di andare oltre una certa soglia". Da qui, i suoi progetti di arte pubblica intesa come azione che mette in relazione linguaggi artistici, comunità e istituzioni, per una ricerca e una pratica che si interrogano sul ruolo dell’arte nel mondo odierno e il rapporto tra arte e pubblico. Arte che anche “modifica“ la realtà, e si vede ad esempio nelle luci che si accendevano in una piazza di Bergamo a ogni nuova nascita. Ancora, "nel 2009 ha accompagnato il MAXXI (Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, a Roma, ndr) – evidenzia lo stesso Museo in un messaggio per ricordare Garutti – con l’installazione fatta di luci che vibravano quando un fulmine cadeva durante i temporali", poi riproposta anche alla Triennale. Opera dedicata "a tutti coloro che passando di lì penseranno al cielo". A ogni scintillio, ora, si penserà anche a lui.
Marianna Vazzana