La via dei boschi e il coraggio che manca

Andrea

Maietti

Scampana la torre del duomo di Lodi. Senza disturbare le rondini, anzi i rondoni, che

vi ricamano intorno voli ubriachi. Il campanone batte le sette e trenta di una bella

giornata di pieno giugno. Bella? "Per loro ( i rondoni ) è bella di sicuro - dice Lucien

taxi-driver, appena arrivato in piazza - : si svegliano appena fa chiaro e, a differenza

di noi già immusoniti di mattino buonora, sfogano la loro allegria prima di librarsi

più in alto a caccia di insetti. I ringrassiun el Signur de la giurnada növa, diceva mia

nonna". Come è andato il tuo lotto, Lucien? Lo gioca da un pezzo per un unico

sogno: comprare una cascina, rimetterla in sesto e passarci il resto dei giorni. Con la

famiglia, se la famiglia accetterà di tornare ai ritmi di natura. Sennò da solo, come

Henry David Thoreau, il poeta: “Ho scelto di andare nei boschi per vivere con saggezza, affrontare solo i fatti essenziali della vita, vivere da gagliardo spartano, falciare ampio e rasoterra e mettere la vita in un angolo, ridurla ai suoi termini più semplici”. Conosco soltanto due amici che hanno fatto la scelta di Thoreau.

Robinson, el cacìn, e Silvio Boss, miti di Costeverde. Adesso se la stanno contando

in riva a un fiume nel lontano paese di Nonsodove. Da Là, dove il cuore non può

patire altri sgomenti, vedranno come è magra l’Adda al ponte, che non è più quello di

barche. Come l’acqua ristagni e quasi il fiato le manchi. In troppi, ahinoi, non siamo

stati, non siamo, non saremo mai matti abbastanza per prendere la via dei boschi.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro