MARIA RITA
Cronaca

La vera parità passa da rispetto e investimenti

L'articolo di Maria Rita Parsi affronta il tema della denatalità focalizzandosi sul ruolo delle donne e sull'importanza di considerare il gender gap. Sottolinea l'importanza della maternità consapevole e critica la mancanza di educazione all'affettività e alla sessualità maschile.

Parsi

Per ben riflettere sul problema della denatalità alcuni aspetti dovrebbero essere indagati partendo dalle condizioni delle donne poiché “il gender gap”, il gradino che identifica il divario tra genere maschile e femminile, non può più essere sottovalutato. Ed è quello ad aver determinato il rifiuto di tante donne a diventare madri. Così, parlare del fare figli senza considerare che concepimento e gravidanza - per non parlare dello svezzamento del neonato/a! - che pone la donna al centro del dare vita alle forme della vita di ciascun essere umano, è una fase delicatissima nella quale il feto che ascolta, sogna, soffre nel grembo della madre mentre si prepara a diventare neonato/a , in simbiosi con la madre, scambia quei tanti neurochimici messaggi che costituiranno un imprinting primario relativo e in connessione con l’accettazione, la felicità, l’attesa amorosa, il desiderio di diventare madre che una donna può provare. Ma anche, con il suo contrario! Ovvero l’infelicità, l’oppressione, la costrizione, la non scelta di esserlo ( diventarlo).

Venire al mondo desiderati è una fortuna che fa’ della vita un dono. Di contro, non esserlo crea quell’assoluta dipendenza dalle cure alimentari e affettive che non si riceveranno dalla madre o da chi ne fa le veci. Rendere le dfonne infelici, sottomesse, sessualmente inibite, culturalmente povere, deprivate di libertà e parità assolute di diritti, significa condannare all’infelicità chi nasce. E trasformare non solo le bambine ma anche i maschi che vengono al mondo nel “braccio armato”della vendetta materna e femminile. Poiché l’origine di ogni vita è la madre e, nel caso dell’aborto, inteso come delitto, è necessario riflettere se analogo delitto non sia eiaculare costantemente senza fecondare alcun che! Se è vero che vale il seme paterno per dare vita alla vita, al punto che il cognome di un figlio/a è quello del padre. Quasi a sottolineare che quel figlio/a è suo! È indegno proporre castità e condanna per le donne che non vogliono figli o che praticano la contraccezione provocando una denatalità che potrebbe invece essere ostacolata strutturando e investendo in servizi sociali e culturali da destinare, in primis, alla famiglia. Al contrario, passa inosservata la mancanza di educazione all’affettività e alla sessualità di un “maschile” che, spesso, è maschilisticamente assente e concentrato sulla narcisistica realizzazione dei propri bisogni, obiettivi e sogni.