GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

La storia di Anna Pavan Maestra, pianista e ciclista L’amore? Nato al telefono

Ha insegnato anche a Quarto Oggiaro e al quartiere Sant’Ambrogio. Ha pubblicato tre libri. Ha raccontato Milano da scoprire in bici. Il suo Giorgio scorse mezzo elenco per rivederla. .

La storia di Anna Pavan Maestra, pianista e ciclista L’amore? Nato al telefono

di Giambattista Anastasio

Il suo sguardo e la sua gestualità restituiscono una tale grazia e una tale morbidezza che riesce difficile immaginarla rigida e immusonita mentre punta i piedi e si fa trascinare in una delle aule occupate dal pianoforte. Eppure è accaduto. Il suo amore per la musica è nato proprio così, proprio quel giorno, proprio in quegli istanti che oggi si fa tanto fatica ad immaginare. Classe 1945, ultima di cinque figli, Anna Pavan aveva 5 anni allora. E a trascinarla verso quel pianoforte fu sua sorella: "Era il posto che non mi piaceva: dava un senso di oppressione. Era una scuola gestita dalle suore, la stessa che frequentava lei. Ricordo con una certa sensazione il lungo corridoio sul quale affacciavano le aule". Anni dopo si sarebbe diplomata in pianoforte al Conservatorio di Milano col pianista Carlo Bruno. Oggi dirige due cori – Karakorum e Fior da fiore – e dedica alla musica almeno due ore al giorno: "Mi fa stare bene la testa". Sua sorella abita nello stesso palazzo, al piano superiore, come volesse continuare a prendersi cura di lei. Il pianoforte che riempie il suo soggiorno, invece, gliel’hanno regalato i fratelli: la musica come un complotto di famiglia. "Hanno fatto una colletta, hanno messo insieme i primi stipendi". "Sì – ammette Anna –, essendo la più piccola sono stata coccolata da fratelli e sorella". Meno dai genitori. Il papà è arrivato a Milano nel 1922 per sfuggire alla povertà del Polesine: "I miei erano affettuosi ma senza smancerie, con loro ho avuto il rapporto che si aveva in quei tempi: obbedivo. Mi faceva riguardo anche chiedere un gelato". Assicura che si può imparare ad essere intonati in sole tre lezioni. Quella sua grazia, invece, quella sua morbidezza, sono una conquista degli anni: "C’è stato un periodo in cui avevo le lacrime in tasca", dice ricorrendo ad una metafora alla quale è d’obbligo esser fedeli come a tutto ciò che è bello. In tasca, le lacrime, quando ha iniziato ad insegnare alle scuole medie, la sua professione fino al 2001, anno della pensione. Non insegnava musica, ma discipline umanistiche: negli stessi anni in cui si diplomava al Conservatorio, Anna conseguiva anche la laurea in Lettere. Insegnante di periferia: a Quarto Oggiaro e a Cormano, al quartiere Sant’Ambrogio e in viale Argonne, spesso tra i ragazzi delle case popolari. "Erano anni in cui noi insegnanti eravamo pieni di slanci. Ma non era facile lavorare in certe scuole". Il tempo, però, trascrive le sue note su un pentagramma segreto e quando meno ce lo si aspetta affida ad interpreti insospettabili il compito di far risuonare la melodia affinata nel silenzio degli anni: "Uno degli alunni che mi ha fatto più penare ora lavora nello studio di un grande designer. Me lo ha raccontato quando l’ho incontrato, per caso. Un altro dei più scapestrati insegna basket ai ragazzini: è stato lui a riconoscermi e ad abbracciarmi fino a farmi commuovere".

Ha via via scelto di assecondarsi, Anna. Seguendo la sua sensibilità ambientalista, prende a frequentare i corsi di aggiornamento per insegnanti di Italia Nostra, impara "a guardare la città nei suoi particolari", a conoscerla dalla sella della bici. Poi decide di restituire tale esperienza ai suoi alunni: "Iniziai ad organizzare gite durante le quali spronavo i ragazzi a focalizzarsi sui segni lasciati dalla storia nel loro quartiere, in modo se ne potessero riappropiare. Poi realizzavamo contenuti audiovisivi: sì, già negli ’80!". Una biografia a cascata, la sua. Da qui nasce l’impegno con Fiab-Ciclobby: Anna ha organizzato eventi quali Bicinfesta e Bimbimbici. Da qui il Karakorum: "A volte, durante le biciclettate, intrattenevo i partecipanti cantando negli angoli più belli di Milano: in Sant’Ambrogio, in San Maurizio, alla Certosa di Garegnano. Il Karakorum fu una naturale conseguenza: il primo concerto 20 anni fa all’Orto Botanico". "Amo Milano – confessa –, sono contenta di restare qui in estate: me la posso godere". Esperienze culminate in tre libri pubblicati per Meravigli.

In tasca, le lacrime, quando l’intelligenza del suo Giorgio ha cominciato "a svaporare". Lo ha conosciuto nel 1995 durante una cena organizzata proprio da Fiab-Ciclobby per ringraziarla per un concorso letterario da lei ideato con le scuole. Lo ha sposato nel 2011. "Mi ha conquistato la sua ironia, mi ha sempre fatto ridere tanto, la sua umanità e la sua cultura. Mi ha insegnato quanto conti lo spirito positivo". Tra le tante lezioni che Anna ha via via appreso assecondandosi c’è la capacità di "godere delle piccole grandi cose di ogni giorno". Così, ora, sente spalancarsi il petto quando il suo Giorgio gli regala un "ti voglio bene" o un complimento improvvisi e inaspettati come quella sua prima telefonata nel 1995. "Finita la cena, si offrì di accompagnarmi a casa, ma io declinai. Non gli rivelai l’indirizzo esatto, gli feci capire in quale zona abitavo in modo capisse che non ero lontana dal ristorante". Giorgio seppe farsi bastare quel poco che aveva: "Sapeva solo il mio nome e il mio quartiere così si mise a cercare sulla guida del telefono tutte le Anna che risiedevano in zona: non so quante telefonate fece, so che un giorno la ricevetti io. A sorpresa". E da quel momento non avrebbe più smesso di stupirla.