Milano – Mentre fuori dai cancelli si addensano le prime code dei giovani fan di Ghali, dentro al Forum è un brulicare di persone: chi monta gli schermi, chi assembla il palco, chi tira su le luci e l’impianto audio. E poi muletti che vanno avanti e indietro e cassettoni da tutte le parti. È il lato nascosto dei concerti, quello che non si conosce ma che è sempre lì, a lavorare nell’ombra, mentre tutte le luci puntano sull’artista. Un microcosmo di tecnici e facchini senza i quali nessuno show sarebbe possibile: nemmeno quello di Ghali, lo scorso 15 novembre all’Unipol Forum di Assago per l’ultima data del tour.
"In questo caso ci siamo occupati della parte video: schermi a led, telecamere, effetti proiettati sulle dune di sabbia montate sul palco", comincia a raccontare Alberto Azzola, direttore generale di STS Communication. L’azienda, leader nel mercato della tecnologia per eventi, festeggia quest’anno i quattro decenni di attività. Oltre a Ghali, sta seguendo artisti del calibro di Laura Pausini, Max Pezzali e Gianna Nannini. "Di solito i primi a entrare, la mattina verso le 6 o la notte precedente, sono i rigger", continua Azzola. Si tratta del personale specializzato a lavorare in quota che appende i motori e le strutture che sollevano le luci, gli schermi e le casse. Gli impianti vengono montati per terra e poi tirati su, mentre il palco viene assemblato nel centro del palazzetto e poi spostato su ruote fino alla posizione finale. In questo tour è stato previsto pure un palchetto secondario: "Ghali scende tra la folla, fa un brano sul palco B e poi torna su quello principale – spiega Sorin Cardos, responsabile tecnico di STS – È un’usanza che ha preso piede di recente, perché l’artista vuole cantare in mezzo al pubblico".
I tempi di lavoro dipendono dalla dimensione degli impianti: "Per montare tutto in genere ci vogliono 6-7 ore – spiega Azzola – Cerchiamo di essere pronti per l’ora di pranzo, poi passa una commissione di vigilanza e verso le 17 gli artisti fanno un sound check". Lo smontaggio è più rapido: quel che richiede più tempo e che porta a fare le 5-6 del mattino è il carico degli impianti sui bilici, grossi camion su cui viaggiano verso la location successiva. Le attrezzature sono trasportate in casse dotate di rotelle – i flight case – e spostate su e giù dai bilici con l’ausilio di muletti. Lo staff raggiunge invece il Forum con mezzi propri, mentre in altri casi si sposta sugli sleeper, bus con cuccette dove si può dormire, mangiare, bere e giocare alla playstation.
A lavorare per il tour di Ghali un team di decine di persone. "Il mercato dei concerti è fatto soprattutto di tecnici freelance – racconta Azzola – che seguono l’artista nell’intera tournée". Chi lavora per STS sono invece i responsabili delle squadre. E poi c’è il mondo dei facchini, che si occupano della manovalanza: 72 persone, in questo caso, che caricano, scaricano e mettono in posizione gli impianti che vengono poi montati dai tecnici. Anche loro sono divisi in squadre, contrassegnate da pettorine di colori diversi. Ma a differenza dei tecnici e delle attrezzature non seguono l’artista nella tournée: sono team locali che cambiano a ogni data. Lo staff è composto quasi solo da uomini, anche perché gli impianti sono pesanti. "Ma ora ci sono più donne – precisa il direttore di STS – specie negli uffici, nel catering e nella gestione dei camerini". Il team sembra poi molto affiatato: "Collaboriamo per un fine comune, cioè allestire lo spettacolo – racconta Marco Bazzano, responsabile di regia di STS – In ogni serata c’è entusiasmo e una gran voglia di fare, di vedere come risponderanno il pubblico e l’artista".
Un’estrema attenzione è rivolta all’aspetto visivo, sempre più cruciale per i cantanti e gli spettatori, in un’epoca dove si cercano esperienze “instagrammabili“, cioè belle da riprendere e caricare sui social. In questo, un aiuto viene dalla tecnologia: "Quando parte un brano, un software riconosce gli effetti luce e i file video da mandare sugli schermi – spiega Azzola – Gli uomini controllano solo che la macchina non faccia errori". Il tutto viene definito nei giorni di prova, nel caso di Ghali a Vigevano circa un mese fa. Altri strumenti consentono di disegnare il palco in 3D e di programmare gli effetti prima delle prove, senza dover montare le attrezzature. "Quel che va ancora automatizzato è il lavoro di manovalanza – continua Azzola – Stiamo per far partire un progetto con l’Università di Lecce per capire come usare i robot nell’allestimento". Se le tecnologie continueranno a evolvere, l’obiettivo rimarrà però lo stesso: offrire al pubblico un bello spettacolo. Perché un concerto non è fatto solo dalla voce di un cantante o dal suono di una band, ma da un carosello di luci, scenografie ed effetti visivi. E dal lavoro, attento e scrupoloso, di decine e decine di persone.