Due mesi fa era stato siglato l’accordo per la cassa integrazione. Un’intesa approvata dal 99% dei lavoratori per la ripresa produttiva e per garantire i livelli occupazionali. Ad aprile era stato fissato un momento di aggiornamento rispetto all’evoluzione industriale ed economica dell’azienda, ma la Siae Microelettronica ha avviato nei giorni scorsi la richiesta di cassa integrazione straordinaria per i 650 dipendenti. Lunedì ci sarà un incontro in Regione: gli addetti, per dire "no" al ricorso di questa misura, saranno in sciopero dalle 13,30 e una delegazione raggiungerà via Taramelli in bicicletta, partendo dai cancelli colognesi di via Buonarroti, percorrendo la pista ciclabile della Martesana. La Siae è una delle poche multinazionali italiane attive nel settore strategico delle telecomunicazioni: durante la pandemia, fu una delle industrie che chiesero e ottennero di rientrare nell’elenco delle aziende “indispensabili“ per non fermare la produzione.
"La crisi attuale è il risultato della mancanza di visione strategica del suo management e di anni di disattesi investimenti in uno dei comparti fondamentali per il nostro Paese – denunciano Marco Mandrini e Giorgio Pontarollo della Fiom Milano –. Non devono essere i lavoratori a pagare questa situazione". Al tavolo della Regione i sindacati porteranno soluzioni alternative alla cassa integrazione straordinaria. "Chiederemo di attivare il contratto di solidarietà come strumento per il rilancio dell’azienda". Si chiede tutto l’aiuto delle istituzioni "per mantenere sul territorio una produzione che guarda al futuro e per garantire l’occupazione". Un patrimonio totalmente made in Italy, fatto "di competenze che crediamo non possa essere disperso".
L’azienda è nata nel 1952, nel 2014 ha fondato SM Optics che opera nella trasmissione ottica, nel 2015 ha assorbito 250 lavoratori dell’Alcatel di Vimercate e in quegli anni, aderendo agli Accordi di competitività con Comune e Regione, si è espansa sul territorio colognese. Poi la crisi. "Ribadiremo la nostra ferma contrarietà a qualunque operazione che vada nella direzione della dismissione e della cancellazione di posti di lavoro e professionalità – commentano i sindacalisti Fiom –. È chiaro che il destino di questa azienda non riguarda solo lavoratori e sindacato, ma anche chi governa e quindi chiediamo alle istituzioni di attivarsi".
Laura Lana