La scuola torni a essere maestra di vita

Ivano

Zoppi*

Risse, prepotenze, apatia. “I ragazzi non sono educati”, si dice da troppe parti, ma cosa significa? Chi può rispondere all’odierno vuoto educativo? A chi spetta il compito? In questo impasse ognuno fugge le proprie responsabilità: la politica, la scuola, le famiglie e gli stessi ragazzi. Studenti senza aule, senza spazi, senza sogni e senza guida. Perché educare significa condurre, “tirare fuori” il buono e il bello che c’è in ciascuno. Ma noi adulti ci crediamo davvero? I cattivi studenti passano anche dai cattivi maestri. Come nel caso della chat tra insegnanti di una scuola del Pavese, dove il figlio di una loro collega veniva schernito con una crudeltà degna del bullo più infimo. Magari, allo stesso gruppo whatsapp, partecipa anche un referente scolastico sul cyberbullismo. Ma serve davvero questa figura? È stata promossa una legge (5 anni fa), dedicata da tutto il parlamento proprio a Carolina Picchio, ma l’abbiamo lasciata su carta. Serve una rivoluzione culturale e ci vogliono percorsi seri e verificati nelle scuole. Perché dai “cattivi maestri” si possa tornare a quei maestri di vita capaci di condividere le regole. La scuola merita di recuperare la sua vocazione, una “palestra di emozioni”, pentagramma di valori universali capaci di accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita, nella costruzione della loro identità. Per rimettere la persona al centro non basta la propaganda di una “educazione civica” confusa, frammentata, inefficace e incompatibile. Una proposta calata dall’alto, inconciliabile, nei linguaggi e nella prassi, con il mondo dei ragazzi. Questi ragazzi vengono dal futuro, hanno imparato a scrivere prima con i polpastrelli, poi con la penna. Vogliono partecipare, vogliono aprire le braccia e spiccare il volo. E noi? Abbiamo dato loro una rotta, una pista da cui partire e su cui fare atterrare in sicurezza speranze, paure, sentimenti? Cominciamo da qui, proviamo a ripartire mettendoci in ascolto; tenendo gli occhi e il cuore bene aperti. Ci vuole solo un po’ di coraggio, il coraggio di educare.

*Segretario generale

Fondazione Carolina

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