
Accade proprio mentre ne stiamo parlando: il telefono di Morena Manfreda squilla, il numero è quello della scuola media di Rescalda nella quale studia Manuel, suo figlio di 14 anni, le chiedono di andare a prenderlo. Sono le 11.20: la giornata di scuola per tutti gli altri ragazzi non è ancora finita, per Manuel sì. Da quando è iniziato l’anno scolastico è già successo due volte: "Settimana scorsa – fa sapere la madre – è andato a scuola due giorni e il secondo giorno mi hanno chiamato dopo un’ora e mezza dall’inizio delle lezioni". Il motivo della chiamata anticipata è sempre lo stesso: l’insegnante di sostegno, sebbene specializzata, non ha ancora trovato la chiave per relazionarsi a Manuel, che quest’anno fa la seconda media, convive con un disturbo dello spettro autistico e col diabete. A rendere ancora più discontinua la presenza del ragazzo a scuola è l’incertezza che avvolge la presenza dell’educatore: "A Manuel – fa sapere Manfreda – sono state infatti riconosciute 10 ore di sostegno e 10 ore di educatore. Ma nella prima settimana di scuola non si è visto alcun educatore". È arrivato solo questo lunedì, tre giorni fa. "Ma – racconta Manfreda – ha comunicato che rimarrà fino a venerdì (fino a domani per chi legge ndr) e poi non si sa".
Il punto, allora, è sempre lo stesso: per gli studenti con disabilità il diritto allo studio è troppo spesso un diritto ad ostacoli, un diritto che, nella quotidianità, viene concesso a tempi alterni, col contagocce pur essendo un diritto fondamentale. Ma non solo: sembra che non sia tenuta in alcuna considerazione la difficoltà degli studenti con disturbo dello spettro autistico a far fronte alle novità, ad accettare e adeguarsi all’ennesimo docente o all’ennesimo educatore. Sembrano mancare attenzioni non secondarie: "Ho dovuto spiegare solo in pochi minuti, il primo giorno di lezioni, alla docente di sostegno che cosa comportasse il diabete – spiega Manfreda, che è anche vicepresidente dell’associazione “Su la testa“ –. Io combatto per il diritto alla scuola di mio figlio e di tutti i ragazzi con disabilità, un diritto che viene troppo spesso calpestato". Manfreda tiene a fare una precisazione: "Nel caso di Manuel la responsabilità non è della scuola che, anzi, è molto collaborativa. Ma dell’Ufficio scolastico al quale spetta la nomina dei docenti di sostegno e della coop che deve inviare l’educatore. Assumano me!".
Giambattista Anastasio
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro