
La memoria di un deportato tra speranza e amore per la vita. L’amministrazione comunale ha ricordato la figura di...
La memoria di un deportato tra speranza e amore per la vita. L’amministrazione comunale ha ricordato la figura di Angelo Repossi (nella foto), cittadino rozzanese deportato nel campo di concentramento di Rehfelde in Germania nel 1943. La sua storia straordinaria è giunta grazie alle ricerche approfondite svolte dai figli, Simona, Pietro Luigi, Alberto e dalla nipote Chiara, che hanno mantenuto viva nel tempo la memoria di quest’uomo, testimonianza autentica di forza d’animo, resilienza e amore per la vita.
Classe 1914, Angelo era un caporale maggiore nel corpo dei bersaglieri durante la seconda guerra mondiale. Si trovava di stanza a Cremona con altri miliari quando l’8 settembre, il giorno dell’armistizio, fu catturato dai tedeschi e trasportato in Germania in un lager nazista al confine con la Polonia. Durante il periodo di prigionia, durato due anni, ha dovuto affrontare condizioni di vita terribili, sopportando fame e sofferenze, tanto che spesso il rancio consisteva solo in bucce di patate. "Nonostante le difficoltà però non ha mai perso la sua dignità e si è sempre adoperato per aiutare gli altri prigionieri – raccontano i familiari –. Il suo temperamento, l’indole gioiosa e la sua disponibilità verso gli altri lo hanno reso un punto di riferimento anche nei momenti più bui".
Liberato dal campo di concentramento il 15 ottobre 1945, è tornato in Italia a piedi con mezzi di fortuna per riabbracciare i genitori e le due sorelle. Nel 1948, dopo essersi sposato, si è stabilito a Rozzano Vecchio. In quel periodo faceva l’operaio in una fabbrica di pneumatici e negli anni ha sempre lavorato con dedizione per sostenere la sua famiglia. Lo scorso anno gli è stata conferita la medaglia d’onore concessa dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati ai lavori forzati.
Massimiliano Saggese