Emilio
Magni
La maggior parte dei frequentatori del circolo degli anziani preferisce trascorrere il tempo giocando alle carte. Talvolta però una piccola congrega, uomini e donne, sceglie radunarsi in un angolo a chiacchierare, a "cüntala su", come si dice in dialetto. E spesso gli argomenti chiacchierati debordano in un marcato pettegolezzo, per non dire "maldicenza". Ed è così che questi chiacchieranti sono visti un po’ male e chiamati i "zabettüni", termine dialettale di intonazione dispregiativa e che è un superlativo di "zabetta" Una protagonista dei "zabettüni" è la "sciura Marietta", che ha sempre in mano il pallino e quindi viene chiamata "la Marietta zabetta". "Zabetta" è un termine assai colorato ed espressivo ancora presente nel parlare. A Milano è "sabetta", in Brianza "zabetta", nel Lecchese "zabèta". Tutti i dizionari del dialetto milanese dal "Cherubini" al "Banfi" ci informano che "sabetta" vuol indicare una donna pettegola. Mi ricordo mia mamma che quando tornava tardi dal giro nei negozi per la spesa quotidiana si giustificava dicendo con un sorriso: "Sun stada in gir un pu a zabettà". Poi faceva l’elenco che donne "che l’aveva truvà" e con le quali si era fermata a chiacchierare. L’amico Luis de Melz (Luigi Manzoni di Melzo), grande cultore del dialetto dei poeti milanesi ci informa che con "sabetta" Carlo Porta indica una donna pettegola, ma anche birbona: "…l’hoo vista a fa i cart col Battista". Dice poi "i lobbi se impienissen de sabett". Un tempo era infatti frequente che le donne delle case di ringhiera (i lobbi) chiacchierassero da un balcone all’altro. "Sabetta" è usato anche dai poeti Francesco Bellati, Carlo Maria Maggi e Camillo Cima (detto Pinzo). Costui tira in ballo anche il "zabettismo". In un articolo su una rivista milanese racconta che un tizio è stato visto fare il galante con una vicina di casa. La vicenda ha quindi scatenato il "zabettismo" del condominio. Da dove viene "sabetta"? Secondo Dante Isella deriva dal nome femminile Elisabetta, o Lisabetta.