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La rivoluzione copernicana a scuola: "Alunni protagonisti, prof registi. E così gli spazi crescono con loro"

Il pedagogista della Bicocca promuove la sperimentazione degli ambienti di apprendimento "Segno che si è capita la vera sfida: o si cambia o si rischia di non avere più molto da dire ai ragazzi".

La rivoluzione copernicana a scuola: "Alunni protagonisti, prof registi. E così gli spazi crescono con loro"

"È un cambiamento radicale anche per il modo di insegnare e di imparare: la scuola non è mai la stessa, continua a crescere insieme ai ragazzi, nei loro spostamenti". Così Raffaele Mantegazza, pedagogista e docente dell’Università di Milano-Bicocca, promuove la sperimentazione “Dada“ (didattica per ambienti di apprendimento) che a settembre debutterà anche in alcune classi del comprensivo Galvani e alle superiori Maxwell, Molinari e Volta.

Professor Mantegazza, meglio muoversi o stare fermi?

"Questo movimento va a toccare le strutture dell’insegnamento. Lo spazio della scuola, il luogo dove i ragazzi vivono più a lungo la giornata, viene pensato come elemento che genera l’apprendimento, senza dare per scontato che sia lo stesso che conosciamo da secoli. Credo che sia un’ottima idea e che anche l’insegnante sia facilitato: è come se arrivasse in uno spazio in cui c’è una predisposizione all’insegnamento, si vanno a toccare dimensioni più profonde dell’esperienza".

Problemi logistici?

"Si affronteranno e si risolveranno, prendendo le misure. Certo rappresenterà un allenamento per chi frequenterà l’università e non solo: si abiteranno gli spazi in maniera diversa".

Ci saranno muri parlanti e i corridoi non saranno neutri.

"Paradossalmente non lo sono mai stati. Quando visito le medie mi soffermo molto su quello che c’è appeso alle pareti e consiglio sempre di fare fotografie verso la fine dell’anno affinché i cartelloni e i lavori fatti dai ragazzi rimangano nella memoria della scuola: testimoniano che l’apprendimento è cosa viva".

E dell’armadietto all’“americana“ cosa ne pensa?

"Avere un posto riconoscibile dove poter riporre le tue cose non solo alleggerisce gli zaini, che non è cosa da poco, ma dà l’idea della scuola come casa: un ulteriore passo verso la scuola bella, che puoi arredare, con spazi comuni e uno tuo, dove puoi conoscerti".

Il metodo Dada può essere un pungolo per gli insegnanti?

"Sì. Non solo ci saranno momenti di formazione, ma si spingerà ancora di più verso quel lavoro collegiale che c’è sempre stato ma che a volte si dimentica. Si facilita il confronto".

Rivoluzione copernicana?

"Direi di sì: al centro ci sono i ragazzi come protagonisti dell’apprendimento, che lo suscitano. L’insegnante è regista e facilitatore. Ottimo sia con i più piccoli che alle superiori".

Può essere uno strumento per il rilancio dei professionali?

"Purtroppo spesso sono ancora visti in modo sbagliato, come se ci fosse una classifica tra le scuole. Io ho insegnato lì da giovane e posso già testimoniare la loro grande ricchezza e freschezza. Sarebbe bello creare momenti in cui si mescolino studenti di professionali, tecnici e licei: ci si arriverà. Intanto questa sperimentazione è già un segno della scuola che ha capito che se non cambia rischia di non avere più molto da dire ai ragazzi". Simona Ballatore