
Alla lettera inviata dai sindacati al primo cittadino Giuseppe Sala, agli assessori e ai consiglieri comunali, è seguito solo "un grande silenzio". Una richiesta di attenzione da parte dei dipendenti di Palazzo Marino rimasta per ora inascoltata, in vista del presidio in programma per domani, dalle 16 alle 19, davanti al Comune. Una protesta, in contemporanea il Consiglio comunale, contro i continui tagli del personale che mettono a rischio i servizi. "Se non si assumerà personale in numero adeguato i servizi chiuderanno – spiega Giovanni Molisse, segretario della Fp Cgil –. Il carico di lavoro, già molto pesante, sarà destinato ad aumentare ulteriormente e il perimetro dei diritti garantiti dal Comune ai cittadini si restringerà ulteriormente". Le ragioni della protesta, che potrebbe portare a uno sciopero, sono riassunte nella lettera inviata a Sala e alle forze politiche di maggioranza e opposizione (firmata da Fp-Cgil, Cisl-Fp, UilFpl e Csa) dopo mesi di rapporti tesi fra sindacati e amministrazione sfociati nell’apertura dello stato di agitazione. Le assunzioni proposte dal Comune "non sono neanche sufficienti a garantire la copertura dei pensionamenti", e a questo si aggiunge il "ritardo ingiustificabile" sulle 700 assunzioni già decise e frutto di accordi. Il risultato è un numero di dipendenti "al minimo storico": poco più di 13mila, rispetto agli oltre 14mila del 2017. Un crollo anche per effetto delle dimissioni di personale, in fuga dal costo della vita di Milano. E anche la "questione mense", denunciano i sindacati, "è rimasta irrisolta". La pubblicazione del bando, prevista per luglio, "non è ancora avvenuta".
Andrea Gianni
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