La rettrice Beccalli: "Donne ai vertici. Così migliora pure la condotta"

Abbiamo più laureate ma poche nelle materie Stem. Il divario salariale pesa, la diversità crea valore.

La rettrice Beccalli: "Donne ai vertici. Così migliora pure la condotta"

Elena Beccalli economista e prima rettrice dell’Università Cattolica A sinistra un gruppo di studenti in ateneo

"Il soffitto di cristallo non è ancora del tutto infranto": parte da questa consapevolezza - e dall’ultimo Rapporto Ocse Education at a Glance 2024 - l’analisi della rettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Elena Beccalli. È un anno cruciale per la Milano delle università, che vede cinque donne ai vertici degli otto atenei. "Ma la strada da compiere è ancora molta", sottolinea Beccalli.

Primo dato da leggere in un Paese con pochi laureati: "La percentuale delle laureate è superiore a quella dei laureati: rispettivamente il 37% e il 24% nel 2023. Ma solo un 15% di donne entra nel sistema di istruzione terziaria universitaria scegliendo una materia scientifica o tecnologica a fronte di un 41% degli uomini e ben sappiamo che questi ambiti disciplinari sono quelli che, in termini di sbocchi lavorativi, presentano migliori opportunità".

Una volta entrati nel mondo del lavoro, gli ostacoli non vengono meno. "Neppure la laurea sembra aiutare a ridurre il cosiddetto divario salariale di genere: il rapporto Ocse ci segnala che le giovani guadagnano in media il 58% dei salari dei loro colleghi maschi". È ancora difficile per le donne raggiungere le posizioni apicali nonostante una maggiore consapevolezza e i segnali che sta dando anche il sistema universitario milanese. Beccalli, economista, sottolinea i vantaggi che una maggiore presenza femminile porta con sé "negli ambiti dell’economia, della politica e della società tutta", citando gli studi scientifici: "Favorisce la sostenibilità in termini ambientali e sociali, una maggiore attenzione al welfare dei dipendenti; le imprese a conduzione femminile investono di più in innovazione tecnologica. Una maggiore presenza femminile nella governance riduce l’età media delle imprese, innalza la quota di laureate, aumenta la diversificazione dei profili professionali". Ma non solo.

Studi alla mano, "anche la condotta delle aziende può essere influenzata positivamente: a una maggiore diversità di genere si associano una minore evasione fiscale, frodi meno frequenti, minori sanzioni ambientali". La sfida è "capire in che modo questa leadership femminile possa trovare piena declinazione" e ripartire dall’educazione, quale leva di cambiamento: "Non dimentichiamo che ancora oggi 130 milioni di ragazze nel mondo non vanno a scuola. La scuola e l’università possono fare moltissimo". Beccalli conclude citando Papa Francesco ("Ogni conquista per una donna è una conquista per l’umanità intera") e inquadrando le prospettive: "Non si tratta di occupare spazi, ma di avviare percorsi di cambiamento".

Simona Ballatore