
Frizioni nella coalizione che governa la Regione per la scelta del manager di revocarsi l’autosospensione. Il coordinatore dei meloniani: "Scelta inopportuna". Sala: "Capisco le ragioni. Ma il suo percorso è finito".
Attilio Fontana e Giuseppe Sala si limitano alla presa d’atto. Sia il presidente leghista della Regione Lombardia sia il sindaco di Milano, a capo di una maggioranza di centrosinistra, accolgono il ritorno di Enrico Pazzali alla presidenza della Fondazione Fiera come una decisione personale sulla quale altri – vale a dire gli organi della stessa Fondazione – devono eventualmente esprimersi. Carlo Maccari, coordinatore regionale di FdI, primo partito della maggioranza che sostiene Fontana, invece insorge – proprio come Pd e M5S – confermando così, indirettamente, le mire dei meloniani sulla presidenza di Largo Domodossola.
Che quella di Pazzali sia una decisione personale è sotto gli occhi di tutti: il manager si è autorevocato la sospensione (dalla carica di presidente) che si era autocomminato alla luce del suo coinvolgimento nell’inchiesta della procura di Milano sulle presunte attività di spionaggio e dossieraggio illecito condotte attraverso la sua società, Equalize. Sembrano prassi da sovrano assoluto, l’autosospensione e l’autorevoca della sospensione. Ma Pazzali non ha infranto alcuna regola. E già questo fatto spiega perché né Fontana né Sala si siano messi di traverso. Ma lo spiega solo in parte. Ci sono anche altre ragioni. Ad oggi Pazzali non è stato raggiunto da alcuna misura cautelare, è solo indagato, a piede libero. Al Riesame non sono bastati due mesi per decidere se occorrano o no misure cautelari.
Un’altra ragione, semplice, l’ha esposta lo stesso Sala ieri: comunque vada la vicenda giudiziaria Pazzali in Fondazione Fiera è a fine corsa. Del resto Pazzali è al secondo mandato. Da qui la volontà del governatore e del sindaco di consentirgli di chiudere in modo onorevole il proprio incarico, che scadrà il 30 giugno. Una volontà dettata anche dall’apprezzamento trasversale che ha riscosso la sua gestione della Fondazione. Dall’ospedale Covid al nuovo centro di produzione Rai passando per la trasformazione di due padiglioni fieristici in piste del ghiaccio per le Olimpiadi Invernali del 2026, Pazzali ha rimesso la Fondazione e la Fiera al centro del sistema-Milano e ha anche tolto alla politica lombarda e cittadina qualche castagna dal fuoco. Sullo sfondo pare esserci poi un patto tra Fontana e Sala per evitare attacchi reciproci quando ci sono nominati coinvolti in inchieste giudiziarie: chi ha mai sentito Fontana chiedere le dimissioni di Stefano Boeri, indagato, dalla presidenza della Triennale?
Ma non solo. Il patto tra governatore e sindaco è finalizzato anche le nomine che verranno in Fondazione Fiera: al primo spetta indicare la presidenza, al secondo la vicepresidenza. Tra i due serve che si trovi la quadra. A maggior ragione con Fratelli d’Italia che spinge perché il nuovo presidente della Fondazione sia Giovanni Bozzetti. In tale contesto va inquadrato il dibattito scoppiato ieri.
"Quella di Pazzali era un’autosospensione e lui ha ritenuto opportuno tornare a lavorare – ha dichiarato Fontana –. Chi, nei confronti del sottoscritto dice certe idiozie dovrebbe conoscere la natura di una Fondazione, che è assolutamente libera e indipendente e non può subire il condizionamento di nessuno, neanche da parte dei membri della Fondazione medesima. Infatti, opportunamente, anche il sindaco Giuseppe Sala si sta comportando come mi sto comportando io. Chi fa certe affermazioni tradisce la propria natura giustizialista". Parole riferite a Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, che aveva dichiarato: "È incredibile e inaccettabile che Pazzali torni ad esercitare i poteri di presidente. Eravamo sconcertati che non si fosse dimesso, solo autosospeso, ma non immaginavamo che avrebbe avuto il coraggio di tornare serenamente al suo posto. Fontana non può stare a guardare, i vertici vanno azzerati. Perché è così succube di Pazzali? Sembra essere sotto ricatto". Quindi ecco Nicola Di Marco, capogruppo del M5S: "Assistere al desolante spettacolo di un’istituzione regionale che gira la testa dall’altra parte, di fronte a una situazione quantomeno anomala, che avrebbe invece il dovere di governare, lascia aperto il campo a retropensieri". Ma anche Sala tiene la stessa linea di Fontana, sebbene si sbilanci sul futuro della Fondazione: "Bisogna capire le ragioni, Pazzali mi ha solo avvertito che sarebbe uscito con questa informazione, la mia risposta è stata, “spiegherai al Comitato esecutivo non solo le ragioni per cui hai deciso di rientrare ma anche quali sono le tue intenzioni per il periodo a venire“, sapendo che siamo alla fine di un percorso. E credo, lo sa anche Pazzali, che il suo futuro non sarà lì". In serata ecco la nota piccata di Maccari contro Pazzali: "Una scelta che lascia più di una perplessità. Non tanto per l’inchiesta ancora in corso, ma perché si fa uso di formule come l’autosospensione e la sua revoca che non sono previste in nessuna norma. Strumenti che non possono essere attivati a comando. Non si comprende quali novità ci siano per giustificarne l’uso".