REDAZIONE MILANO

La polizia ricorda Paolo Scrofani

Sono passati esattamente vent’anni da quella maledetta mattina del 28 giugno 2002, ma il dolore per la tragica scomparsa di Paolo Scrofani è ancora lì. Tra i colleghi che hanno avuto modo di apprezzare, la sua professionalità, la sua abnegazione e il suo essere una persona perbene. E tra i poliziotti che sono arrivati dopo e che sono cresciuti coi racconti dei più anziani. La giornata di ieri è stata interamente dedicata al ricordo dell’allora dirigente del commissariato Porta Ticinese, morto a 40 anni per le gravi ferite riportate nell’esplosione di un appartamento in viale Giovanni da Cermenate. Proprio lì alle 10, nei giardini a lui dedicati, si è svolta la prima commemorazione, a cui hanno preso parte, tra gli altri, il prefetto Renato Saccone, il questore Giuseppe Petronzi e i familiari del funzionario Medaglia d’oro al valor civile e Ambrogino d’oro. Poi alle 11 è stata celebrata una messa alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli, in piazza Sant’Angelo. Infine il momento di ricordo in via Fatebenefratelli, nella sala conferenze che porta il suo nome. Nonostante non fosse in servizio, quella mattina Scrofani decise comunque di andare in viale da Cermenate 54, dove vigili del fuoco e agenti di polizia si erano presentati qualche ora prima per eseguire lo sfratto di un inquilino moroso, il pregiudicato Massimo Santoro. Alla loro vista, l’uomo aveva fatto fuoco con la sua pistola, ferendo lievemente un pompiere, e si era barricato in casa, aprendo le valvole del gas.

Scrofani era salito fino al pianerottolo e aveva iniziato a dialogare con Santoro, cercando una mediazione e coordinando nel frattempo l’evacuazione degli inquilini. All’improvviso, il gas che aveva ormai saturato l’intero appartamento aveva provocato una fortissima esplosione: il funzionario, ricoverato in ospedale in condizioni disperate, era morto il giorno dopo. Eppure il suo ricordo, vent’anni dopo, è ancora vivo.