
Qualcosa è cambiato per la comunità ebraica milanese, che conta circa ottomila persone, dopo il massacro di civili israeliani da parte di Hamas del 7 ottobre. "Siamo abituati a convivere con le minacce ma finora erano state molto sporadiche. All’inizio ci sono state manifestazioni di solidarietà ma poi dopo le operazioni militari da parte dell’esercito israeliano il vento è cambiato e in peggio. Solo fra persone che ho sentito direttamente, ho contezza di almeno otto aggressioni verbali verificatesi in strada, a Milano, verso chi è riconoscibile, perché magari indossa la kippah. Mi è arrivata anche segnalazione di un insegnante che avrebbe detto che finalmente i palestinesi hanno alzato la testa. Aggiungo che gli episodi sono più numerosi di quelli divulgati, una scelta precisa per evitare l’esposizione e l’emulazione, come è successo purtroppo a Roma con le pietre di inciampo annerite". A dirlo è Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano. Romano, che ha 54 anni, segue molto da vicino il conflitto in Medio Oriente anche perché la madre che ha 81 anni vive in Israele. "Prima abitava ad Ashkelon ma adesso è a Tel Aviv, perché era troppo pericoloso rimanere nella sua città a causa della pioggia dei razzi".
Direttore Romano, avrà letto che a Milano un’insegnante italiana di religione ebraica di 51 anni ha trovato sul muro della propria abitazione una stella di David. A Parigi le stelle di David apparse sui muri sono più di sessanta. È riesploso il morbo antisemita in tutta Europa?
"Sono gesti che mi preoccupano molto ma purtroppo è una storia già vista. Quando si alzano troppo i toni contro Israele, lasciando troppo spazio a chi incita all’odio, la si paga anche in Occidente. Io noto una certa somiglianza fra il clima attuale e quello del 1982, quando la stampa era scatenata e ci furono anche manifestazioni contro Israele, dopo la guerra in Libano. Gli animi si surriscaldarono fino all’attentato alla sinagoga di Roma (il 9 ottobre 1982, in cui rimase ucciso Stefano Gaj Taché, di due anni, e ferite altre 37 persone, ndr). A fare le spese di questo clima peraltro non sono solo gli ebrei ma è tutta l’Europa: il mese scorso a perdere la vita sono stati un insegnante francese e due tifosi della Svezia".
Le risulta che la comunità ebraica milanese abbia preso accorgimenti per ridurre il rischio?
"Consigli di buon senso: avere un profilo basso, indossare un cappello sopra la kippah, evitare assembramenti".
Cosa servirebbe ancora?
"Vorrei che in giro ci fossero più pompieri, non piromani che soffiano sul fuoco. Non mi riferisco solo a chi grida ”morte agli ebrei” nelle manifestazioni, ma anche a quei politici che parlano di ”genocidio”, paragonando gli ebrei ai nazisti. Serve, nel dibattito pubblico, lo sforzo del ragionamento, non il manicheismo da tifo: nessuno in questa faccenda ha tutte le ragioni o tutti i torti, i morti sono da piangere da entrambe le parti".
Sabato la Lega ha organizzato una manifestazione pro Israele. Ci sarete?
"Non ci interessa appoggiare una manifestazione politica, che sia di destra o di sinistra. Siamo lieti però che in quella sede - ci è stato detto - sarà ricordato il dramma degli ostaggi nelle mani di Hamas. Probabilmente manderemo un messaggio scritto per l’occasione".
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