La pandemia vissuta a Segrate Quanti errori

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Bruno

Colle*

Via le mascherine, almeno all’aperto! Questo il messaggio che, con titoli ed enfasi diversi, lanciano in questi giorni i principali quotidiani nazionali. Sia pur controvoglia, ho rispettato (quasi sempre) l’assurda prescrizione della mascherina all’aperto durante la pandemia che ci ha colpiti all’improvviso.

Mi sono attenuto rigorosamente alle regole sui distanziamenti e sulle coperture nei luoghi chiusi. Ho fatto quattro tamponi e due vaccini: sono quindi soddisfatto per aver superato, in età avanzata, la pandemia senza eccessivi sacrifici personali. Tuttavia ero e resto convinto che una politica diversa da quella attuata dal duo Conte-Speranza avrebbe consentito al Paese meno depressione e meno decessi.

Si pensi al ritardo con cui si sono resi obbligatori i tamponi, all’invasione degli spazi ospedalieri da parte di pazienti curabili con cure domestiche e con farmaci appropriati già noti, allo stop and go delle misure restrittive per bar, ristoranti, negozi di abbigliamento et alia.

Ciò non ostante, per i volenterosi, è rimasto sulle piazze cittadine lo spazio per un pò di vita sociale e per qualche caffè o libagione.

Per questo io ringrazio ancora una volta i gestori di bar e negozi alimentari delle “piazzette“ di Segrate, la città dove vivo, nonché le panchine di cemento che, in quelle piazzette, mi hanno permesso di gustare, seduto, qualche coppa di vino in bicchieri di carta, durante la fase delle consegne a domicilio obbligata dall’emergenza sanitaria.

*Ex sindaco di Segrate

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