
"La nomina rispetta la legge". I giudici confermano Baggio alla guida del Conservatorio
A due anni esatti dall’elezione, i giudici del Consiglio di Stato chiudono definitivamente la contesa legale sulla nomina di Massimiliano Baggio a direttore del Conservatorio di Milano. Il collegio presieduto da Marco Lipari ha respinto il ricorso presentato da alcuni docenti dell’istituto superiore di studi musicali intitolato a Giuseppe Verdi, confermando quanto già stabilito dal Tar.
Andiamo per ordine. Il 13 aprile 2022, vengono indette le elezioni per scegliere il direttore che dovrà guidare il Conservatorio nei tre anni successivi. Il 27 maggio, il presidente della commissione elettorale decreta la vittoria di Baggio, già membro del Consiglio accademico nonché vicedirettore nei sei anni precedenti. In seguito, vengono rese note le modalità di presentazione delle candidature per le elezioni del Consiglio accademico: si presenta anche Cristina Frosini, appena rimpiazzata da Baggio sulla poltrona più importante di via Verdi che ha ricoperto dal 2016 in avanti. A quel punto, alcuni docenti impugnano gli atti sulle nomine di Baggio e Frosini. In sostanza, i prof sostengono che i membri del Consiglio accademico "possono essere confermati consecutivamente una sola volta". I due nel mirino sono nella medesima situazione, ma a ruoli invertiti. Baggio è reduce sì da due mandati come componente dell’organo direttivo, ma il terzo lo svolgerà da membro di diritto, se così possiamo dire, in quanto direttore.
Per Frosini è il contrario: è stata sei anni in Consiglio da direttrice, per poi tornarci da membro eletto. Il Tribunale amministrativo della Lombardia respinge l’istanza, sostenendo che né lo Statuto né il decreto del presidente della Repubblica numero 132 del 2003 pongono "alcuna preclusione alla possibilità, per chi abbia rivestito per due mandati consecutivi la carica di direttore, di candidarsi poi alle successive elezioni del Consiglio accademico". Di più: "L’assenza di preclusioni è legata alla distinzione giuridica tra membro eletto del Consiglio e membro di diritto del medesimo organo in quanto direttore". I docenti non si danno per vinti e impugnano il verdetto al Consiglio di Stato. Nel ricorso spiegano il motivo della loro contrarietà alle due nomine, evidenziandone i possibili rischi: "La stessa persone potrebbe rivestire per due mandati consecutivi la carica di membro del Consiglio, in seguito continuare a farne parte in qualità di direttore, poi tornare in seno al medesimo Consiglio facendosi eleggere come membro elettrivo dell’organo collegiale, per tornarvi ancora come direttore del Conservatorio".
In questo modo, a loro parere, si concretizzerebbe "quella rendita di posizione, ovvero quelle forme di cristallizzazione della rappresentanza o di sclerotizzazione del potere che il vincolo di mandato ha inteso scongiurare". I giudici, pur definendo "pregevoli" le argomentazioni, hanno ribadito che il ragionamento non tiene conto del fatto "che il direttore viene a essere componente del Consiglio accademico e a presiederlo non già perché eletto con gli altri consiglieri, essendo la sua elezione precedente e separata rispetto a quella del Consiglio, ma in quanto membro di diritto".