La nipote di Papalia apre un bar E sui social si scatena la rissa

Il sindaco di Buccinasco Pruiti si indigna: " Scelte indifendibili, ho scritto al prefetto"

La nipote di Papalia apre un bar  E sui social si scatena la rissa

La nipote di Papalia apre un bar E sui social si scatena la rissa

di Francesca Grillo

L’esperienza è famigliare. Prima la figlia di Antonio Papalia, che aveva aperto un bar nella piazzetta di Buccinasco. Poi la moglie del boss Rocco Papalia (fratello di Antonio) che aveva il suo Pancaffè a Milano. E ancora sua figlia, Serafina, anche lei dietro il bancone. Ora la vocazione di barista è della nipote di Rocco, Elisa Barbaro, figlia di Serafina. Il cognome lo prende dal padre Salvatore, pienamente coinvolto (e condannato) nelle inchieste per mafia. I primi bar hanno tutti una cosa in comune, oltre al contesto famigliare: sono stati chiusi da interdittive antimafia per "concrete connessioni con la criminalità organizzata". Il nuovo locale è poco distante dall’ex Pancaffè: stessa strada, via Lodovico il Moro a Milano. Il nome scelto dalla proprietaria Elisa, 23 anni, è Megazine Cafè: due vetrine sotto i portici, al confine con Buccinasco. "Bar social" si legge sulle lavagnette del locale nuovo di zecca. È in affitto, paga qualche migliaio di euro l’anno e ha realizzato il suo obiettivo professionale grazie ai soldi dell’assicurazione per un incidente capitato a un componente della famiglia. L’apertura di questo bar ha sollevato l’indignazione del sindaco di Buccinasco Rino Pruiti che ha iniziato un botta e risposta con la madre di Elisa, Serafina. Il primo chiedeva "all’antimafia come è possibile che i Papalia abbiano aperto un altro bar?", domandava sui social. La figlia di Rocco rispondeva che "non è dei Papalia, mia figlia ha la sua famiglia e ha diritto a costruirsi il suo futuro". La famiglia di cui parla Serafina è il legame nuziale con Chiarenza. Sono i cognomi che girano a Buccinasco e Corsico, con gli intrecci (anche di sangue) tra Molluso, Barbaro, Papalia, Sergi. Cognomi che finiscono ancora, come da trent’anni a questa parte, nelle carte delle inchieste per mafia. "Ho avvisato il prefetto e ho scritto sui social ciò che pensavo – ha rimarcato Pruiti –, mi hanno indignato i commenti in difesa di queste persone. Alcuni cittadini li ho sentiti personalmente: hanno capito che difendere certe situazioni è sbagliato". Ma per figlia e nipote del boss Papalia si tratta del "solito accanimento. Abbiamo fatto sacrifici, basta additarci". Ma il botta e risposta con il sindaco è continuato, dividendo i pareri. Chi con Pruiti e chi in difesa di chi "non deve pagare le colpe delle famiglie". Lo scambio è diventato un caso, rimbalzato sui social, passato nelle chiacchiere al bar. E finito in prefettura.

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