MARIANNA VAZZANA
Cronaca

La memoria della "Carlina" scolpita nel suo Calvairate

Scoperta una targa dedicata alla Fracci sul palazzo di via Tommei 2 dove abitò. Il ricordo del quartiere. Il sindaco: è stata la milanese che tutti vorremmo essere

di Marianna Vazzana

"A scuola usciva dal banco in punta di piedi". "Mio zio Nazario mi raccontava di aver creduto di ballare con lei alle feste tra ragazzi. Non era sicuro: la teneva tra le braccia ma lei gli sfuggiva". Ieri è stata una festa al quartiere popolare Calvairate, dove è stata svelata una targa dedicata all’etòile Carla Fracci, scomparsa lo scorso 27 maggio. Sulla facciata del palazzo popolare di via Tommei 2, dove "la Carlina", come ancora la chiamano nella zona, ha vissuto da bambina insieme alla famiglia. Scolpita nel marmo: "Qui visse dal 1945 al 1959 e mosse i primi passi di danza Carla Fracci, tra le più grandi ballerine del 20° secolo. Dai cortili di Calvairate al Teatro alla Scala fino ai palcoscenici di tutto il mondo". Il Calvairate le è affezionato "e Carla rivendicava le sue origini proletarie (figlia di Luigi, tranviere, e di Santina Rocca, operaia alla Innocenti, ndr)", ha sottolineato Giusy Palumbo, dell’associazione culturale La Loggia di Calvairate che ha promosso l’iniziativa. "Non facciamo altro che il megafono di un bellissimo sentimento di affetto, appartenenza e orgoglio che il quartiere ha manifestato: abbiamo ascoltato le voci di abitanti ed ex residenti per ricostruire i fili della memoria. La loggionista Mirella ricorda il modo in cui la guardava, con ammirazione e rispetto. Giordano con lei giocava tornando dalla Scala a bordo di un carretto dell’Ortomercato. Il nostro impegno è continuare ad ascoltare queste voci e condividerle anche attraverso la nostra web radio (Calva Radio)".

C’era anche Beppe Menegatti, il marito di Carla, con un cappello bianco (il colore preferito di lei) e il racconto dei loro primi incontri: "Non sono mai salito di sopra, nell’appartamento, perché c’era un senso di assoluto rispetto. Alla fine delle prove, prendevamo un tram in Duomo e qui ci sedevamo sulle panchine, a volerci bene. Poi la accompagnavo al portone e lei saliva dopo avermi dato una carezza. Milano è questa che ho davanti, col cuore in mano. Quando son partito da Firenze mi hanno detto che mi sarei trovato benissimo, perché Milano è la capitale sentimentale d’Italia". Tra il pubblico, amici di famiglia, ballerini dell’Accademia della Scala e le referenti dell’Associazione toponomastica femminile a Milano. "Nei miei 5 anni da sindaco - ha commentato Giuseppe Sala - ho assistito a momenti in cui ci hanno lasciato grandi milanesi ma così tanto affetto come per Carla Fracci non l’ho mai visto. C’è un tram dedicatole, oggi la targa, poi l’iscrizione al Famedio. Era delicata, attenta e gentile. Un modo di essere che è tanto milanese. È stata la milanese che noi tutti vorremmo essere".