
La lezione di La Russa: "Con un premier più forte funziona pure l’autonomia"
Il premierato meloniano spiegato ai ragazzi dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Era una lezione sulla Costituzione, quella tenuta ieri nell’aula di Palazzo Marino su iniziativa del consigliere di Fratelli d’Italia Enrico Marcora, che ricorda come questo percorso in quattro incontri (i prossimi in Regione, in Tribunale e a San Vittore) venga organizzato "da tredici anni". Ma l’appuntamento, introdotto dalla presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi con una citazione del padre costituente Piero Calamandrei ("L’articolo più importante per lui era il terzo, solo quando verranno rimossi gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini sarà realizzato anche l’articolo 1"), viene trascinato dalle domande degli studenti, alcune classi della Scuola militare Teuliè e degli istituti privati cattolici Leone XXIII, Marcelline, Preziosissimo Sangue e Regina Mundi, su quella che la premier di FdI Giorgia Meloni ha battezzato "la madre di tutte le riforme".
"Perché è attuale, ne hanno sentito parlare. Credo interessi a tutti capire se l’articolo 1 che assegna la sovranità al popolo possa in qualche modo essere realizzato col premierato. Ho cercato di dare risposte asettiche e obiettive", dice La Russa, che tra altre materie riformabili ha citato la giustizia, "ma non mi pare sia in calendario".
In aula, tra una battuta sull’Inter e una barzelletta sui carabinieri ("Ho cercato di tenere un tono leggero per non farli addormentare, nessuno ha acceso il telefonino e lo considero un successo clamoroso"), il presidente del Senato di FdI chiarisce che benché di tutta la Costituzione "l’unica cosa che non si può cambiare è la formula repubblicana" "nessun partito ha intenzione di modificare la prima parte, che definisce i diritti e i doveri. La seconda ha già subito modifiche e c’è già stato un tentativo d’introdurre elementi di democrazia diretta come vorrebbe fare questo Governo". Se ci riuscirà, "non ci potrà più essere un governo di chi ha perso o con una maggioranza di partiti che in campagna elettorale si sono azzuffati". Gli chiedono anche dell’autonomia differenziata: "Credo che non ci sia un problema di costituzionalità ma di equilibrio tra poteri: se non si sposasse" con la riforma "che rafforza il potere del presidente del Consiglio sarei contrario, ma uno Stato centrale più forte è compatibile con una maggiore autonomia delle Regioni".