
La legge sulla caccia. Stavolta l’altolà arriva dai legali della Regione: "Rischio illegittimità"
Legiferare ad elastico. Restringere le maglie delle norme da un lato e allargarle dall’altro. Può accadere che si tiri l’elastico fino a romperlo, tradotto: che intervenga la censura dei tribunali amministrativi. Ma occorre tempo prima che si rompa, prima che la censura arrivi. E nel frattempo valgono le maglie larghe, le norme larghe. Questo è quanto sta avvenendo in Regione Lombardia sulla caccia.
Ricordate il caso degli anellini di riconoscimento degli uccelli usati dai cacciatori come richiami vivi, come esche? Durante l’ultimo assestamento di Bilancio, prima della pausa estiva, il Consiglio regionale approvò una serie di emendamenti che, in sintesi, promettono di cambiare le norme in materia già dalla stagione venatoria 2023-2024. Nella stessa occasione fu approvato lo stanziamento di 100mila euro di soldi pubblici per acquistare e distribuire gratuitamente gli anellini ai cacciatori attraverso le associazioni venatorie. Tali emendamenti sono nati nella Commissione regionale competente anche sulla caccia, quella che ha come presidente e vicepresidente due cacciatori: Floriano Massardi (Lega) e Carlo Bravo (Fratelli d’Italia). Il primo, tra l’altro, fu denunciato dai carabinieri forestali proprio per presunte irregolarità relative ad alcuni anellini. Questo l’antefatto.
Il 14 settembre, su queste pagine, si era riferito dell’iniziativa dell’ufficio legislativo del Ministero dell’Ambiente che ha inviato al Dipartimento degli Affari Regionali e alla Regione una relazione nella quale si evidenzia la possibile incostituzionalità di quanto approvato dal Consiglio regionale proprio durante l’ultimo assestamento. Quella relazione era un tentativo del Ministero di evitare di impugnare le norme lombarde. Ecco, allora, che Massardi, Bravo e parte dei consiglieri di maggioranza che siedono in Commissione decidono di dar prova di tutta la loro elasticità. Da una parte hanno approvato un emendamento che recepisce ciò che del parere ministeriale non si poteva non recepire: il minimo indispensabile per evitare l’impugnazione. Dall’altra ecco una serie di emendamenti che allargano le maglie. Tali emendamenti dovranno essere approvati dal Consiglio regionale il 31 ottobre. Ma per la seconda volta c’è chi, su questi emendamenti, solleva questioni di legittimità e "di compatibilità con l’ordinamento europeo e nazionale". E a sollevarli è l’Ufficio legislativo e legale della Regione in un parere di 11 pagine richiesto da Michela Palestra, consigliera regionale del Patto Civico.
Nel dettaglio, il servizio legislativo del Pirellone ha bocciato o evidenziato criticità per 5 emendamenti sui 9 coi quali si vuole modificare la legge sulla caccia. Per un sesto ha chiesto precisazioni. Tra le criticità più rilevanti se ne segnalano due. Un emendamento, secondo il Legislativo regionale, potrebbe restringere, fino ad azzerarle, le possibilità di fare accertamenti sugli anellini perché assegna un ruolo centrale ai veterinari delle Ats territorialmente competenti, senza badare "alla contingente irreperibilità" degli stessi. Un altro emendamento dispone il rinnovo automatico per la caccia di appostamento fisso, a prescindere dalla valutazione di incidenza ambientale (Vinca). Ma – ecco la censura – "non vi è alcuno spazio per il legislatore regionale che gli permetta di apportare deroghe alla natura preventiva di tali istituti". "Ci aspettiamo che il 31 ottobre il Consiglio regionale bocci queste modifiche alla legge riportandola nell’alveo della legalità – dichiara Palestra –. È incredibile quanta parte dell’attività legislativa della commissione e del Consiglio sia dedicata alla caccia, come fosse un tema strategico". Quando si tratta di caccia, i contenziosi non si contano: "Tra quelli conclusi e quelli in corso, sono ben 25 i contenziosi legali affrontati dalla Regione dal 2018 ad oggi – fa sapere Onorio Rosati, consigliere regionale di Alleanza Verdi Sinistra – per una spesa che sfiora i 60mila euro. È evidente come le lobby della caccia riescano a imporre alla Regione scelte border-line, di cui fanno le spese i lombardi oltre che gli animali".