GIULIA BONEZZI
Cronaca

La forza del destino apre la stagione 2024-25 alla Scala tra superstizioni e debutti

La celebre opera di Verdi inaugura la stagione alla Scala, tra superstizioni e nuovi volti nel foyer.

La celebre opera di Verdi inaugura la stagione alla Scala, tra superstizioni e nuovi volti nel foyer.

La celebre opera di Verdi inaugura la stagione alla Scala, tra superstizioni e nuovi volti nel foyer.

E dire che tra il potenziale, involontario effetto apotropaico della protesta mattutina dei centri sociali che ha imbrattato di sterco il tappeto rosso davanti al Piermarini (in qualunque teatro le invocazioni scatologiche prima di una rappresentazione sono da sempre utilizzate come rito propiziatorio), e la pioggia che ha gelato l’entrata del pubblico, schiacciato nell’attesa tra una piazza desertificata dalla scelta della contestazione di sfilare altrove e il portico di una Scala più blindata del solito, la maledizione dovrebbe esser stata almeno in parte lavata via.

Sarà, ma a Roberto D’Agostino in arte Dagospia, appena entrato al coperto, casca il sigaro nel mezzo del foyer, con annessa imprecazione sottovoce. E non è mica facile, nel foyer di questa inaugurazione, trovare qualcuno che pronunci chiaro e completo il nome dell’opera del maestro Verdi che apre la stagione 2024-25 del Piermarini, che tra versi che non piacevano agli impresari e coincidenza con tragedie collettive o individuali (dall’invasione della Polonia nel ’39 alla morte in scena di un baritono a un terremoto in Giappone) è braccata dalla fama di portar male.

"Io dico “La Forza”, sono napoletano", chiarisce subito Enzo Miccio, che pure c’era quando fu rappresentata alla Scala (non alla Prima) la volta precedente, nel ’99. "Se credessi alla sfortuna sarei già morto", giura il campione di bike trial e inviato di Striscia Vittorio Brumotti, entrando alla sua “quinta Prima”. Però poi tocca andare a recuperare l’attore Paolo Cevoli, indimenticato sindaco di Roncofritto e appassionato d’opera già "in quanto romagnolo", per trovare qualcuno che scandisca ad alta voce "La forza del destino!".

"Io non lo faccio perché non voglio inquietare i teatranti, ma non ci credo", assicura l’attore Alessio Boni al primo intervallo, entusiasta della regìa di Leo Muscato, di Riccardo Chailly "che dirige l’orchestra sorridendo", della voce di Anna Netrebko che "non avevo mai ascoltato dal vivo". L’attore Pierfrancesco Favino preferisce non rilasciare recensioni a metà dell’opera, e si limita ad assicurare che non ha in programma di mimetizzarsi nei panni di Giuseppe Verdi. Per lui è il debutto alla Prima della Scala; per la sua compagna, l’attrice Anna Ferzetti, eterea in un lungo abito di Armani abbracciato di minuscoli bagliori, è quasi un debutto assoluto: "Ci sono stata una volta da piccolissima con mio padre, è la mia prima volta da adulta".

Della storia della sfortuna le interessa poco, anche se, osserva, "noi attori siamo scaramantici. Personalmente il viola lo indosso, ma ho anch’io i miei riti, che tengo per me, e ho cose che faccio prima di andare in scena. Ad esempio ho sempre una bustina di zucchero dietro le quinte". Segreti del teatro, e anche del cinema in questo foyer trasformato in frullatore culturale: avvisti un completo pantalone luccicante e scopri che dentro c’è Stefania Rocca, ti giri e incroci lo sguardo di Corrado Augias, mentre all’orizzonte vedi spuntare Achille Lauro.

E poi il tenore Francesco Meli, lo chef Bruno Barbieri, lo scrittore Alessandro Baricco, una bimba bionda di nove anni che è già alla sua seconda Prima, un influencer altissimo in un eccentrico abito bianco e nero tipo torero, e un altro tizio altissimo, vestito Armani, che è nientemeno che Gimbo Tamberi, campione di salto in alto, al debutto assoluto con l’opera. Lo informano della nomea nefasta di questa in particolare: "Giuro che prima di Parigi non l’ho vista!".

Ma alla fine è questo mix anche eterogeneo di debuttanti e non ad alzare il tono spettacolare di una Prima tutt’altro che colorata: le signore in nero quest’anno non si contano, e le altre spaziano in un range crepuscolare tra sfumature di blu (la moglie del ministro della Cultura Alessandro Giuli, la figlia del presidente della Regione Attilio Fontana), verdi (la compagna del sindaco Beppe Sala, Chiara Bazoli) e rossi spenti, dal ruggine al rosa antico. Viola no però, non se ne vede. Meglio non sfidare la sorte.