GIULIA BONEZZI
Cronaca

La “febbre“ dell’antinfluenzale, oro in pandemia

Il Pd: "C’è chi lo vende a 50 euro". I radicali: la Regione protegga anche gli operatori della sanità privata

di Giulia Bonezzi

La febbre dell’antinfluenzale che infiamma la polemica politica in questi giorni, anche fuori dalla Lombardia, è figlia della pandemia: l’anno scorso appena il 45% degli ultrasessantacinquenni, e appena il 25% dei “fragili“ dell’Ats Metropolitana si era vaccinato, e in Lombardia la percentuale di copertura oscillava tra il 45 e il 55% degli aventi diritto al vaccino gratuito e facoltativo. Quest’inverno l’obiettivo di proteggere il 75%, optimum il 95% delle categorie a rischio per età e patologia è sempre lo stesso, ma molto più importante. E più arduo, perché la pandemia ha trasformato l’antinfluenzale da bene sovrabbondante in oro conteso da Stati e privati sul mercato mondiale, come già i respiratori, le mascherine, i reagenti per i tamponi. Anche perché, a fronte di una produzione di vaccini che non può essere incrementata più di tanto (le uova nelle quali è coltivato il patogeno vengono prenotate con quasi un anno d’anticipo), la leva è il prezzo. La Regione Lombardia è finita sotto accusa, sin dall’estate da parte del Pd, per i "ritardi" innescati dalle prime gare bandite a fine febbraio al prezzo dell’anno scorso, e andate a vuoto. "Ora siamo alla decima senza riuscire a coprire il minimo di cittadini richiesto dal Ministero della Salute", tuonano i consiglieri dem Carmela Rozza e Fabio Pizzul, che hanno depositato un’interrogazione all’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera chiedendogli conto del fatto che "alcuni ospedali privati stanno offrendo vaccinazioni a pagamento a 50 euro a persona". Gallera da giorni ripete che i 2,4 milioni di dosi che la Regione si è già assicurata (1,868 milioni per adulti, inclusa una quota di tetravalenti e ultraprotettivi per gli ospiti delle Rsa, più mezzo milione per i bambini, inclusi gli innovativi spray, più altre 120 mila già nella sua disponibilità) basteranno a coprire le categorie alle quali è riservato il vaccino gratuito, inclusa la fascia 60-64, cui sarà offerto una volta evase le chiamate agli over 65. A quanto risulta al Giorno, sarebbe in via d’aggiudicazione una nuova gara per altre 400 mila dosi da aggiungere al plafond di antinfluenzale che la Regione ha incrementato dell’80% rispetto all’anno scorso, e pagato il doppio. Il pressing è pesante su tutte le Regioni, se ha dovuto smentire ritardi persino il Lazio, che ha annunciato, come già l’Emilia Romagna, di poter incrementare di qualche punto la quota dell’1,5% di dosi che la Conferenza Stato-Regioni ha stabilito di destinare alla vendita nelle farmacie. Perché la sanità pubblica, nell’anno pandemico, ha contingentato i vaccini, e l’incertezza su quante dosi alla fine andranno sul mercato ha prodotto anche il blocco della convenzione con Palazzo Marino (che riusciva a offrire l’antinfluenzale ai suoi dipendenti pagandolo meno di metà rispetto a un’azienda privata) alla base della lite tra il sindaco Beppe Sala e l’assessore Gallera, rispetto alla quale la vicesindaco Anna Scavuzzo ieri assicurava che "il Comune non ha mai chiesto di avere vaccini per i propri dipendenti sani togliendoli a chi ne ha diritto prioritariamente".

Intanto Michele Usuelli, consigliere di +Europa, solleva con una mozione al Pirellone una questione più spinosa: "Una circolare della Giunta datata 17 agosto ha dato disposizione alle strutture sanitarie accreditate di provvedere autonomamente all’approvvigionamento dell’antinfluenzale per i propri operatori, contravvenendo alla prassi che ha sempre visto la Regione fornirlo". "Non è un problema di costi, oggi queste dosi non sono più reperibili sul mercato", sottolinea il radicale ricordando che i sanitari fanno parte delle categorie da vaccinare gratis e il “modello lombardo” "da 25 anni si fonda sulla sostanziale parificazione tra le strutture pubbliche e le private, che erogano il 40% delle prestazioni sanitarie".