Il progresso digitale si persegue con leggi e politiche equilibrate, finanziamenti mirati e competenze qualificate. Su quest’ultimo versante si registra ancora un forte ritardo. Il sistema formativo è in affanno rispetto alla domanda di professionisti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict). Questo divario tra la richiesta di competenze digitali e la loro disponibilità rappresenta un ostacolo alla trasformazione digitale del Paese e al suo sviluppo economico. I dati emergono dall’Osservatorio sulle competenze digitali 2024, realizzato dalle quattro principali associazioni nazionali rappresentative del settore: AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, in collaborazione con Talents Venture.
Tra gennaio 2023 e agosto 2024 il numero di annunci pubblicati su LinkedIn per professionisti con competenze Ict si è stabilizzato su livelli costanti e strutturalmente elevati, con un totale di 184mila annunci, riguardanti anche settori tradizionalmente non digitali, come consulenza e assistenza, ingegneria e costruzione e energia e risorse. Tra i ruoli più ricercati si segnalano web developer e sviluppatori software, ma anche data analyst e figure di supporto tecnico come lo specialista It. In Italia meno della metà della popolazione in età lavorativa (46%) possiede competenze digitali di base e solo il 22% raggiunge un livello avanzato, ben al di sotto della media europea. Questo gap non riguarda solo i lavoratori: il Paese resta indietro rispetto alla media Ue anche sulla digitalizzazione dei servizi pubblici rivolti a cittadini e imprese. Il sistema della formazione terziaria si muove verso il digitale, ma a passo lento. I laureati in ambito Ict sono aumentati del 7% nell’ultimo anno: un dato incoraggiante ma insufficiente, dato che rappresentano solo il 6% del totale.
*Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano