Ognuno aveva il ruolo. Ognuno aveva un compito preciso da assolvere. Al vertice della banda c’erano i fratelli albanesi Kluadian e Gramoz Karina, 46 e 48 anni, con il cugino di 33 anni Julian Sufali in un ruolo altrettanto rilevante; un gradino più in basso c’era il romeno Costantin Dorel alias Barbu, addetto ai trasporti fuori Regione, un trentottenne pure lui albanese nel doppio ruolo di acquirente e pusher e due marocchini di 32 e 42 anni. Sono loro i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare del gip Silvia Pansini eseguita ieri dai carabinieri dell’Antidroga del Nucleo investigativo, coordinati dal tenente colonnello Fabio Rufino e dal capitano Federico Arrigo, a valle di un’inchiesta su un giro di spaccio che aveva Carugate come centro di gravità permanente. L’inchiesta è scattata poco più di un anno fa, quando Marsela S. è stata intercettata con un carico di quattro chili di eroina e due di cocaina. Quel blitz ha dato linfa agli accertamenti dell’Arma, partiti dal sospetto che da quelle parti agisse un gruppo specializzato nello smercio al dettaglio.
Da lì i segugi di via Moscova sono arrivati all’appartamento-covo di via Bertarini, che era stato trasformato dai Karina in una vera e propria raffineria, con presse, frullatori e materiale per il taglio delle sostanze. Durante i quattro mesi di indagine (usati anche droni per i servizi di osservazione), i militari sono riusciti a togliere dal mercato 40 chili tra hashish, marijuana, cocaina ed eroina, più 26 chili tra paracetamolo e caffeina. Senza dimenticare 77mila euro in contanti, segno che la banda era in grado di acquistare ingenti quantitativi (la coca era pagata 28mila euro al chilo). Uno degli arrestati, il trentaduenne marocchino residente a Rozzano, ha fatto finta di non essere a casa ieri all’alba; i militari sono dovuti ricorrere all’intervento dei vigili del fuoco per sfondare una porta finestra e arrestarlo.Nicola Palma
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