
Giovanna Nucera ricorda gli ultimi momenti trascorsi con il figlio «Viveva per il lavoro»
Yuri Urizio era appena tornato dalla Costa Azzurra e si preparava a partire per la Toscana, per lavoro. Nell’appartamento a Milano dove viveva con la mamma è rimasto ancora il suo zaino, pronto per il viaggio. "Non l’ho più toccato – spiega Giovanna Nucera – lo tengo come ricordo. Io e Yuri vivevamo in simbiosi, da quel giorno sono morta anch’io".
Bilel Cubaa è stato condannato a una pena lieve, con motivazioni messe nero su bianco dai giudici. "Condannare quell’uomo a 14 anni è stato come uccidere mio figlio una seconda volta. Ha agito con una crudeltà che sarebbe evidente anche a un cieco e a un sordo, scagliandosi contro di lui senza alcun motivo. Noi non ci arrediamo e andiamo avanti, ho piena fiducia nel mio legale e speriamo che la Procura generale presenti il ricorso".
Quale ricordo le resta di Yuri? "Era un ragazzo che ha sempre vissuto per il suo lavoro e per la famiglia. Suo padre è morto quando aveva solo 13 anni, e noi eravamo molto legati. Ha studiato all’Enaip a Como, a 20 anni era già chef de rang e responsabile di un locale in Sardegna. Girava spesso per il suo lavoro, quando tornava a Milano stavamo insieme. Adesso riposa nel cimitero di Como, l’unica cosa che mi resta è il desiderio di avere giustizia. Quell’uomo ha ucciso una famiglia intera, perché anche i nonni di Yuri sono morti per il dolore, e tra pochi anni potrebbe tornare in libertà e fare del male ad altre persone".
Cubaa ha mai cercato di contattarvi? "Ha cercato di accedere a un percorso di giustizia riparativa, a cui noi ci siamo opposti. Forse sperava di ottenere una pena ancora più lieve. Quando mio figlio è morto, qualcuno ha detto che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non era lui ma Cubaa a trovarsi nel posto sbagliato, perché non doveva neanche essere in Italia".
Quando ha sentito per l’ultima volta Yuri? "Quella sera, alle 23.45, mi ha scritto un messaggio dicendo di stare tranquilla e di andare a dormire. Mi avvisava sempre quando rincasava tardi. Sono andata a letto e alle 4 mi sono svegliata con una brutta sensazione. Poi il mondo mi è precipitato addosso, e ho potuto solo salutare Yuri in ospedale".
Andrea Gianni