"La balbuzie non fa ridere" Centro medico e sportello per aiutare chi è in difficoltà

In dieci anni oltre un migliaio di persone è stato supportato dalla squadra di “Vivavoce“. I promotori: "Ogni persona deve essere libera di esprimersi senza provare sofferenza"

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di Marianna Vazzana

"Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci a esprimerlo con le parole". La frase della canzone di Fabrizio De Andrè, “Un matto“, descrive bene come si sente un balbuziente. Una persona che quando parla ripete involontariamente i suoni, che si blocca. Che spesso diventa oggetto di scherno e viene emarginata. E si autoisola. Nel mondo la balbuzie è un tormento per circa l’1,5% della popolazione. Nel nostro Paese interessa circa 1 milione di persone e colpisce 150mila giovani sotto i 18 anni. L’età di esordio del problema, in media, è intorno ai 33 mesi di vita: nell’88% dei casi regredisce naturalmente entro i 6 anni di età, negli altri casi le manifestazioni sono molto variabili. Inoltre, i bambini con disturbi specifici del linguaggio sarebbero 3 volte più a rischio di bullismo rispetto ai coetanei (fonte: Hughes 2004, Hartley 2015, Hymel 2015). Dati diffusi dall’associazione Vivavoce, nata nel 2019 affiancandosi al Centro Medico di via Pergolesi a Milano (con sedi anche a Udine, Bologna, Roma, Caserta e Messina) creato 10 anni fa da Giovanni Muscarà, ex balbuziente: il team di professionisti ha aiutato finora oltre un migliaio di pazienti arrivati anche dall’estero.

L’associazione vuole "rendere ogni persona libera di essere se stessa", esprimendosi come vuole, e mette a disposizione uno sportello gratuito, SOS 0-99 (349.0525867) per alunni, genitori e docenti. Tra le attività anche la formazione dei docenti, per aiutarli a individuare campanelli d’allarme.

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