ANNA GIORGI
Cronaca

Isis e Jihad, Rafaei Alaa piange e si difende: “Amo l’Italia, le mie erano critiche politiche”

Davanti al gip uno dei due egiziani arrestati con l’accusa di terrorismo. Il suo avvocato chiede i domicliari

Proselitismo su internet

Milano – "Non sono affiliato all’Isis. I soldi non erano per vedove ma per la beneficenza. Non sarei mai passato all'azione, condivido la strategia del’Isis solo contro la Siria. L'Italia è il Paese della libertà, non avrei mai portato la mia famiglia qui se avessi nutrito astio nei confronti dell’Italia. Dalla perquisizione non avevo capito che era un reato scrivere su internet, pensavo di fare critica politica, pensavo che qui ci fosse libertà di opinione".

Davanti al giudice ha negato ogni coinvolgimento con Isis l'egiziano Rafaei Alaa, finito in carcere con l'accusa di terrorismo assieme al connazionale Mohamed Nosair. I due, secondo le indagini della Digos e della Polizia postale, coordinate dal procuratore Marcello Viola e dal pm Alessandro Gobbis, avrebbero portato avanti su gruppi online “una consapevole e deliberata attività di proselitismo via social a favore dell'Isis”, oltre che finanziamenti per donne vedove di combattenti jihadisti.

Alaa ha risposto a tutte le domande del gip Fabrizio Filice e ha pianto nel corso di tutto l'interrogatorio. Non vuole stare in carcere, vuole tornare dalla famiglia. L'avvocato Emanuele Perego ha chiesto per lui i domiciliari; il gip si è riservato di decidere.